Essere Francesca
La conosciamo per le sue straordinarie imitazioni, da Ilary Blasi a Mara Venier, Maria De Filippi. Ma anche per essere la presentatrice di Striscia la Notizia con Gerry Scotti e una delle voci di RDS. Ma dietro i luccichii del successo c’è una Francesca Manzini che ha sofferto di importanti disturbi alimentari. Una ferita ancora aperta, che ha spiegato nel libro “Stay Manza”, presentato in piazza Milano. In una serata… alla sua maniera. Ridendo, con leggerezza.
Francesca, partiamo dalla fine: come stai?
«Ora vivo un “me” come le aquile, che guardano dall’alto, che hanno tutto sotto controllo e che non hanno paura. Presto più attenzione e vivo con più leggerezza».

Sempre guardando alla fine: il penultimo capitolo, che poi ha un riferimento nella prefazione, è dedicato alla tua bella storia d’amore con Marco (attenzione: è il sosia italiano ufficiale di Johnny Depp), il tuo compagno. Quanto ti ha aiutato?
«La cosa più bella di lui è la sincerità, la trasparenza e, soprattutto, il fatto che non gliene freghi niente del fatto che io sia Francesca Manzini della televisione. Un giorno mi disse: è un peccato, perché hai 30 anni, sei bella, hai un tuo lavoro, ma vedo che mangi male; perché non mangi bene, così da stare bene? Ecco, Marco ha svegliato quell’imput che c’era in me. Io in quel momento ero pronta a cambiare, volevo cambiare. Ed è stato tanto bello cambiare».
Francesca, hai sofferto prima di anoressia, poi di bulimia, quindi di, chiamiamola, fame compulsiva: all’inizio quanto il loro rapporto, sfociato poi in separazione, ha influito nei tuoi problemi con l’alimentazione?
«Da quello è partito il tutto, dalla disattenzione nei miei confronti. Non sentivo amore verso di me, o se c’era era sbagliato e spesso mi sentivo sola. E non urlavo, lo tenevo dentro e magari lo sfogavo in quello che sapevo fare, le voci: si sono concentrata a sfogare i miei dolori cantando o facendo le imitazioni, in camera, contro un muro. Ho fatto pace con loro nel 2011 dopo un grave incidente. È Stato anche il momento di mollare tutto quello che mi faceva male e da lì mi sono innamorata dell’equilibrio».

Tornando al capitolo di Marco, hai scritto: “Ho fatto pace con Dio”…
«Sì, ho fatto pace con l’uomo. Con il primo uomo, mio padre, con cui ora ho un rapporto stupendo. Marco è il primo uomo che amo dopo mio padre. Ho voluto dirgli: sono pronta ad affidarmi a te, a vivere te, qualunque cosa accada, con la maturità dell’indipendenza e non della dipendenza affettiva».

Chiudiamo con il sorriso. Tu hai iniziato di fatto come Fiorello, facendo animazione in un villaggio, è così?
«Ho iniziato in Calabria, però sono andata in un periodo in cui ancora non stavo bene, appena uscita dall’anoressia. Il capo villaggio sposò molto la mia situazione. E’ stato un periodo bellissimo, perché là ho scoperto quanto amassi il contatto con la gente. Da lì, piano piano, sono iniziate a nascere ospitate, sapere parlare con la gente, affinare le imitazioni (Mara Venier l’ho affinata con Chiambretti). Su Fiorello vi racconto questo aneddoto. Ci trovavamo in una riunione, io avevo 19 anni. Ad un certo punto si gira verso di me e mi fa: ma tu da grande cosa vuoi fare? Ed io: Fiore, non ti offendere, ma vorrei essere te, fra 10 anni, al femminile».