Nel mondo di emozioni di Chiara
Una fiaba ancora non l’aveva mai scritta. Certo, c’era stato “Qualcosa” che, in fatto di stile, ci si avvicinava. Ma una fiaba, una vera, ancora no. E Chiara Gamberale, mai scontata, mai banale, questa volta l’ha scritta. Con quella forza e quella passione di chi quel desiderio ce l’aveva da tempo. E a Lena e Alen, i gemelli protagonisti principali del libro “I fratelli Mezzaluna” (Salani Editore), ha voluto veramente bene. A loro e ad ogni singola pagina di questo libro.
«Gliene ho voluto e gliene voglio tantissimo: fin da piccola sognavo di scrivere un libro così. Anche se poteva rappresentare un azzardo: il rischio, infatti, era di un essere apprezzato da chi non si fida del Piccolo Principe, dei cartoni animati, delle favole e di tutto ciò che è magico… insomma, da chi lo considerava come una lettura per piccoli; viceversa i piccoli, che non mi conoscono, potevano non volerlo leggere. Il mio desiderio era di conoscere i lettori più giovani e di contagiare quelli più adulti con la mia passione».
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Anche con “Qualcosa” parlavi di emozioni con uno stile che sembrava simile alle favole, con tante vignette, come in questo.
«Diciamo che quella era una operazione diversa e si capiva che era un romanzo “da grandi”, un po’ ostico per un ragazzino. Ecco, che se in quello mi avvicinavo a Il Piccolo Principe, questo è molto più Alice nel paese delle meraviglie, visto che ci sono una serie di avventure. Detto questo, va aggiunto che arrivavo da “Il grembo paterno” che mi era costato molto emotivamente, per cui avevo bisogno di un libro così. Complice mia figlia Vita, ho potuto scriverlo».
Nel libro ci sono i due mondi: Gabaville, dove tutto sembra perfetto, e il Mondo Sottopelle, dove ci sono tutte le emozioni. Cosa volevi comunicare?
«Hai ragione, in questo libro ci sono tutte le emozioni. Sono partita da una urgenza, ovvero la voglia di raccontare queste due tentazioni, questi due mondi, che appartengono alla stessa persona. La vita mi ha insegnato che le persone senza emozioni, quelle che vivono in Gabaville, che hanno staccato la spina del dolore, sono anche prive di gioia».
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E, quindi, il messaggio che vuoi dare, soprattutto ai ragazzi?
«Svegliamoci, emozioniamoci! Questo è il messaggio. Questo è un momento storico, per gli anni in cui viviamo. C’è, nell’aria, non so se anche voi lo percepite, una pressione che si è fatta un po’ bassa. Penso che, per quello che abbiamo vissuto e con i social (e non sono di certo una bacchettona) si sia accentuata la paura di andare incontro all’altro. Quello che fa stare peggio i ragazzi è non avere voglia di “trasformare”. E, invece, se un giro nel Sottopelle almeno una volta non te lo fai, non vivi abbastanza».
Si ringrazia per la collaborazione la Libreria Moderna di San Donà di Piave