Paolo Borzacchiello – Chiedi bene
Le domande possono cambiare la nostra prospettiva. Anzi, possono cambiarci la vita. Magari in meglio. Oppure in peggio.
Se le parole sono importanti, come sosteneva Nanni Moretti nel celebre film “Palombella Rossa”, figuriamoci le domande. Come sostiene Paolo Borzacchiello, uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica, in libreria con “Chiedi bene e ti sarà dato”, seguito da “Le domande che ti cambiano lo sguardo, la mente, la vita” (Mondadori).
Com’è nato questo libro?
«Proprio dal fatto che le domande possono cambiare la nostra prospettiva. Ricordo che, durante Covid19 decisi di aprire su Instagram un programma cui diedi il nome di “Chiedi a Paolo”: un modo per ringraziare i miei Follower dedicando loro del tempo. Solo che, invece delle domande, mi arrivavano delle considerazioni, del tipo: “Faccio fatica a parlare con i miei figli”; oppure, “Non sono contento del mio lavoro”. Ho cominciato a vedere che la maggior parte delle persone non era in grado di farmi delle domande; oppure me ne arrivavano di orribilanti. Dopo una iniziale arrabbiatura, decisi di riprendere la cosa e di iniziare a spiegare le cose. Ho svelato l’arcano dietro alle parole, una sorta di lotta contro quello che definiscono “anafalbetismo funzionale involontario. Smistate le tante domande che hanno iniziato ad arrivarmi e suddivise per categoria, ne ho fatto un libro».
Libro strutturato in tre parti: prima i dialoghi immaginari con un “maestro”, poi le conversazioni, infine i consigli nella parte chiamata Abracadabra. Ma lo sai che a me è piaciuta di più la prima parte?
«È normale, perché sono dialoghi immaginari, blandi e poco impegnativi. Arrivano subito proprio perché appaiono inventanti e quando arriva la risposta, la fiocinata, del maestro, il cervello è pronto, così come lo diventa per accogliere le soluzioni conclusive».
Cosa noti nelle persone attraverso le domande?
«Che spesso c’è contraddizione tra ciò che si dice di volere fare e quello che poi si fa veramente. Faccio un esempio. Se chiedo ad un gruppo di persone se la salute è importante, tutti mi rispondono di sì. Se poi chiedo quando è stata l’ultima volta che ci si è presi cura di sé stessi, allora le stesse iniziano a tentennare. Il cervello è pigro: si dice di voler fare… Ecco, io scrivo libri per aggirare questo ostacolo e per fare succedere qualcosa».
Emerge che non sei per la positività a tutti i costi: perché?
«Perché noi siamo anche i nostri problemi. Le paure ci servono per sopravvivere. Gli ottimisti puri sono tutti morti».