Santa Lucia, oltre la stazione
Nel Medioevo era di particolare prestigio per conventi e monasteri ospitare quante più reliquie di santi possibili e a Venezia ce n’erano, e ce ne sono tuttora, davvero tante (prime su tutte le reliquie di San Marco, il santo patrono della città, che furono trafugate ad Alessandria d’Egitto da due mercanti veneziani, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello nel lontano 828 d.C,). Arrivando a Venezia in treno, dopo avere sceso i gradini della stazione e affacciandosi sul canal grande, si può vedere una targa sul pavimento, che spiega che la stazione Santa Lucia è stata eretta dove prima c’era una chiesa dedicata proprio alla Santa e le reliquie della stessa in quell’occasione (nel 1860) furono trasferite nella vicina chiesa di San Geremia dove si trovano tuttora, in una cappella costruita con il materiale della demolita chiesa di Santa Lucia. Nel 1981 le reliquie furono rubate da alcuni malviventi che poi ne chiesero il riscatto, per fortuna furono poi ritrovate dalle forze dell’ordine.

Un paio di curiosità: la chiesa di San Geremia è l’unico edificio che si affaccia sul Canal Grande a dare le spalle al “canalasso” (così viene chiamato il Canal Grande dai veneziani) in quanto il suo ingresso principale è sul campo adiacente. Nel 1476, quando le sorelle del monastero del Corpus domini dovettero cedere le reliquie della Santa che fino ad allora avevano custodito, alle religiose della Nunciata , il cui monastero era stato eretto a fianco alla chiesa dedicata a Santa Lucia, di notte le rubarono organizzando un piccolo commando e poi dichiararono di averle perse.
Dovette intervenire il doge stesso, ordinando di far murare tutte le porte e le finestre del monastero del corpus domini finché il corpo della santa non fosse stato rinvenuto e, come per magia, quando i muratori iniziarono i lavori, il corpo saltò fuori.
I LIBRI SU VENEZIA
Jesolo Libri, la rassegna di incontri con gli autori, quest’anno ci ha regalato due appuntamenti legati a questa splendida città. Il primo è stato con Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore. Con il suo “Venezia: Una storia di mare e di terra”, l’autore racconta la storia della città sulla laguna, fin dai suoi albori, arricchendola di aneddoti e curiosità. Poi è stata la volta di Alberto Toso Fei: il “narratore” di Venezia, vero e proprio divulgatore, esce per la prima volta con un romanzo, “Il piede destro di Byron”. Ambientato nella città che ama più di ogni altra cosa, riesce a raccontare Venezia, pur in un libro di narrativa.

