Vacanze a Jesolo

Massimo Boldi e Neri Parenti protagonisti a Viva l’Italia, vorrebbero realizzare qui un loro film.

La battuta è stata fatta in un clima di festa a loro dedicata, in quel “Viva l’Italia”, che in piazza Milano ha richiamato migliaia di persone. Ma quando si tratta di due dei massimi protagonisti di alcune delle commedie “all’italiana” più amate, tutto può succedere. Lui, neri Parenti, il regista cresciuto con Paolo Villaggio e poi erede delle varie “Vacanze a…”. L’altro, Massimo (Ciao Cipollino!) Boldi, spesso in coppia con Christian De Sica.

Io sono Jesolano!

Massimo Boldi

Massimo, benvenuto a Jesolo…

«Eh, io jesolano di fatto lo sono. Questa è una città che conosco bene da molto tempo».

Come mai?

«Dovete sapere che io, prima di fare l’attore, facevo il batterista e, con la mia band, durante l’estate suonavo in molte località, compresa questa. Ricordo quei momenti con una certa nostalgia».

Ci vuoi dire che, se non fossi diventato attore, in questo momento staremmo parlando con il Phil Collins italiano?

«Hahaha! Sì, probabilmente sarebbe così».

Come hai ritrovato Jesolo?

«Una bella cittadina, con una bella spiaggia, con le torri… sembra di essere a Disneyland».

Massimo, sai di avere fatto la storia con la commedia all’italiana ed i cosiddetti Cinepanettoni?

«Oggi sono stati rivalutati e, a essere sincero, io ci credo ancora a questo genere; infatti fra un mese inizierò a girare un film proprio con il mio personaggio, che poi è quello che il pubblico vuole. In ogni caso, mi rendo conto di avere fatto la storia con questo genere».

Ma oggi, con tutte le restrizioni che ci sono, le attenzioni per il politicamente corretto, è più o meno fare ridere?

«Sono convinto che chi fa ridere, fa ridere sempre. Poi, ci possono essere gli alti ed i bassi, come nella vita e nel lavoro. In ogni caso a questo politicamente corretto non voglio neanche farci caso».

Ma tutti questi programmi televisivi contenitori di comici, aiutano?

«Certo, perché danno la possibilità a tanti comici di mettersi in mostra, magari imitando qualcuno».

Delle nuove generazioni chi si avvicina di più a te?

«Direi Andy Bellotti, che tra l’altro mi imita me».

Scusa, Massimo, ma com’è nato “Max Cipollino”?

«Come sono nati anche gli altri personaggi poi portati al cinema e in televisione: per caso. Ricordo che eravamo in coppia, io e Teo Teocoli, ad Antenna Tre Lombardia; facevamo un programma in diretta a Legnano e alla prima puntata c’era uno sketch per prevedeva l’uscita di un bambino che doveva raccontare una barzelletta. E questo personaggio chi è? Ci chiedevamo. A Teo è venuto in mente “Cipollino”. E quel nome mi è rimasto impresso».

QUA VERREBBE FUORI UN BEL FILM

Neri Parenti

Maestro, benvenuto a Jesolo.

«È la prima volta nella vostra città e la trovo molto, molto carina. Direi che ci verrebbe fuori un bel film. Certo, poi bisogna vedere se ce lo fanno fare, visto che le nostre “Vacanze” sono diventate un genere meno praticabile».

A proposito: oggi i Cinepanettoni sono un genere rivalutato. Immagino a lei farà piacere.

«È un genere che ho un po’ preso in eredità da Carlo ed Enrico Vanzina. Era sicuramente un momento sociale diverso, un periodo in cui la gente usciva di più ed i film accomunavano molto. Con la pandemia i modi di usufruire lo spettacolo sono cambiati. Intanto si è iniziato a dividere i film tra quelli da vedere al cinema e quelli per le piattaforme e le commedie sono diventate quelle da vedere in tv, a casa, anche se sono quasi completamente sparite, perché non interessano come prodotto internazionale».

Quindi mi sembra di capire che le piattaforme sono diventate un freno…

«Hanno una visione globale e quindi, guardando ad un pubblico internazionale, pongono un freno a tutto quello che è più “locale”. Come dicevo prima, la commedia italiana non funziona perché ha delle battute che magari in un tal Paese non solo non vengono capite, ma possono anche essere ritenute non corrette».

Ma come sta il cinema italiano?

«Direi che sta meglio. Grazie anche a tutta una serie di facilitazioni arrivate nel post Covid19, la produzione è quasi raddoppiata. Il problema è che ci sono ancora tanti film, circa duecento, prodotti proprio grazie al Tax Credit, che ancora non sono usciti».

Lei ha iniziato con Paolo Villaggio: com’era?

«Era fantastico. E non era difficile lavorarci assieme, almeno per me non lo era, probabilmente per i nostri caratteri molto simili, entrambi cinici, tutti e due cattivi, nel senso buone della parola. Paolo era cinico, si divertiva a prendersela con le persone, a stupirli con le sue mattane, ma quando andavamo sul set, andava tutto bene».

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