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Hannes Butters è stato il primo vincitore della gara di Jesolo
Ha solo 19 anni il vincitore della prima edizione dell’Ironman 70.3 Venice Jesolo dello scorso autunno. E’ il tedesco Hannes Butters, che ha tagliato il traguardo con il tempo di 3 ore, 58 minuti e 55 secondi. Da allora è diventato una sorta di “ambasciatore” di Jesolo, dove tornerà per cercare di ripetere l’impresa.
Cosa ricordi della prima edizione dell’Ironman 70.3 di Jesolo?
«Ogni volta che mi capita di rivedere la gara, mi viene la pelle d’oca. Soprattutto per l’atmosfera lungo il percorso di corsa, che era sensazionale ed è stata un’esperienza completamente nuova per me essere acclamato da così tante persone. Per il resto è stato un evento super organizzato, un momento clou della mia carriera sportiva finora e un ottimo posto dove trascorrere i giorni prima e dopo la gara».
Cos’è cambiato per te da quella vittoria?
«Grazie alla buona stagione 2021 con la vittoria di fine stagione all’Ironman 70.3 di Jesolo, sono entrato nel “Team Erdinger Non-Alcoholic Perspective Team”, una squadra professionistica per giovani triatleti. Da professionista mi trovo a competere con i migliori al mondo. Il grande palcoscenico del nostro triathlon».

A quali altre competizioni hai preso parte e con quali risultati?
«Ho potuto prendere parte ad alcune gare professionistiche, a cominciare dal Challenge St. Pölten, competizioni che hanno una dinamica completamente diversa. Esperienze che mi hanno aiutato a maturare e crescere molto».
Qual è il tuo punto di forza?
«La mia forza è espressa sicuramente nella prima parte di gara. Mi piace fare la gara veloce ed essere offensivo».
A cosa punti nell’Ironman 70.3 di Jesolo?
«Non sai mai esattamente chi sarà sulla linea di partenza fino a poco prima. Fondamentalmente, quando vado su una linea di partenza, voglio vincere. Questa è la spinta quotidiana nell’allenamento».
Sei diventato il portacolori di Jesolo: hai una bella responsabilità…
«Sono consapevole della responsabilità e sono stato molto felice di essere stato scelto per questo ruolo. Per me non è un “peso”, ma un segno di riconoscimento e motivazione. Dopotutto, ci deve essere stato un motivo per cui sono stato scelto, sia dal punto di vista sportivo che umano e personale».
Il tuo sogno nel cassetto, nella vita e nello sport?
«Una lunga carriera nello sport, ovvero potere trasformare quello che è nato come un hobby, spinto dalla passione, in una professione vera e propria. Per raggiungerlo lavorerò sempre molto, con grande dedizione, che è l’unico modo per superare i momenti difficili e superare gli obiettivi».
