Il tesoro delle valli da pesca

Quando si parla delle valli da pesca della Laguna di Venezia, la prima immagine che esse evocano è quella relativa alle grandi concentrazioni di uccelli svernanti o nidificanti. In realtà il vero tesoro delle valli è sotto la superficie dell’acqua e nei bassi fondali che caratterizzano le loro distese acquatiche. E’ in quell’ambiente che si trova il patrimonio di minuscoli organismi che si collocano alla base di tutte le catene alimentari dell’ecosistema vallivo. E’ nelle distese di prateria sommersa di Zostera nana (Zostera noltii) o di Cimodocea (Cymodocea nodosa).

E’ nelle formazioni algali, che ospitano numerosissime forme di vita acquatica; le stesse che costituiscono l’alimentazione dei pesci. In questi habitat, che appaiono all’osservatore come veri e propri acquari tropicali, si rinvengono infatti molluschi come il Mitilo (Mytilus galloprovincialis) o l’Ostrica giapponese (Crassostrea gigas), ambedue fissati a supporti solidi. Ma sono presenti anche l’Anemone di mare (Anemonia sulcata), minuscole spugne, idrozoi e piccoli pesci, tra cui il Ghiozzetto di laguna (Knipowitschia panizzae) e il Nono (Aphanius fasciatus).

Il granchio comune

Tra gli invertebrati che frequentano l’habitat dei bassi fondali lagunari, spicca la presenza del Granchio verde (Carcinus mediterraneus). Questo crostaceo, il cui carapace può raggiungere la larghezza di sette centimetri, viene talvolta allevato nelle stesse valli da pesca e presenta interesse alimentare. In particolare nella fase di muta, quando il carapace è molle (moeca) o quando le femmine sono in fase riproduttiva e portano le uova fissate alla placca ventrale (masaneta), questo crostaceo diviene prelibata risorsa per la cucina tradizionale veneziana. In natura, invece, la specie svolge il ruolo di onnivoro, nutrendosi di piccole prede e di residui organici. 

Naturalista-divulgatore, per circa cinquant’anni ha scritto saggi, guide, opuscoli, articoli, ha tenuto lezioni, conferenze, corsi di formazione e quant’altro ritenesse utile al conseguimento della sua aspirazione suprema: la “conversione del mondo” alla cultura naturalistica, ma anche alla difesa della biodiversità e della Bellezza che il sistema naturale, la sola vera divinità di questo pianeta, esprime.

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