Orizzonti di Barena

La Laguna di Venezia e la Laguna jesolana in particolare, conservano angoli in cui l’ambiente e il paesaggio appaiono intatti e apparentemente immutati dalle sue origini. L’avvento dei motori marini, fin dall’inizio del secolo scorso ha determinato il moto ondoso che ha causato lo smantellamento progressivo delle barene e dunque delle strutture fisiche tipiche della geografia lagunare. Isole tabulari formate da suoli di argille asfittiche, che emergono dal livello medio delle acque di pochi centimetri, le barene esprimono la naturalità lagunare più autentica, ospitando una vegetazione speciale e una fauna altrettanto peculiare.

Nelle sacche di gronda e nelle valli da pesca in cui questo speciale arcipelago conserva la sua fisionomia, gli orizzonti lagunari appaiono costellati da praterie galleggianti e discontinue, richiamando il fascino della laguna ancestrale. Con le praterie d’altitudine delle Dolomiti, quelle di barena rappresentano la sola vegetazione erbacea propriamente naturale del territorio veneto.

Il Limonio di Narbona

Una delle poche specie che colonizzano i suoli intrisi di sale delle barene lagunari è il Limonio (Limonium narbonense). La specie, della famiglia Plumbaginaceae, si distingue per le foglie spatolate che si sviluppano in rosetta a livello del suolo, ma soprattutto per le infiorescenze. Queste ultime, alte fino a 40 cm e ramificate, sono caratterizzate da numerosi, piccoli fiori di colore viola intenso e formano distese che colorano magicamente le barene nel mese di luglio.

Nel cuore dell’estate, dunque, la barena lagunare si trasforma in un singolare giardino monocromatico, in cui rifulge il viola dei “Fiori de barena”, nome locale attribuito al Limonio. La loro raccolta è limitata per legge, poiché le stesse infiorescenze, una volta essiccate conservano lungamente il caratteristico colore.

Naturalista-divulgatore, per circa cinquant’anni ha scritto saggi, guide, opuscoli, articoli, ha tenuto lezioni, conferenze, corsi di formazione e quant’altro ritenesse utile al conseguimento della sua aspirazione suprema: la “conversione del mondo” alla cultura naturalistica, ma anche alla difesa della biodiversità e della Bellezza che il sistema naturale, la sola vera divinità di questo pianeta, esprime.

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