Il capo cordata
Sono ricordi di gioventù, sono io, Net, il cane più vecchio e saggio della compagnia. Spesso andavo a trovare i miei parenti in campagna: Frenchi, Lepi, Cloti e Rea.
La mia padrona ci portava sempre a fare lunghe passeggiate, ma tenere cinque cani al guinzaglio non era un compito facile, come potete immaginare. I guinzagli si incrociavano, uno andava a destra l’altro si fermava, un altro a sinistra: era una fatica incredibile. Durante i miei lunghi corsi scolastici, per gioco, mi allenavo a portare al guinzaglio uno dei miei cugini adottivi conducendolo per la via; era un gran divertimento, anche perché, poi ricevevo un succulento premio. Cosi, forte delle mie esperienze passate, mi sentivo pronto anche in questa occasione di occuparmi dell’ordine e della disciplina dell’intera e scombinata brigata. E così si fece.
Fummo sistemati in ordine di altezza, legati l’uno all’altro; l’ultimo era Lepi uno scricciolo di cane shitzu grande poco più di un gatto. Eravamo un plotone perfetto, tutti ordinati in fila indiana. Ben presto mi resi conto che non era affatto una grande idea e quella ordinata fila durò poco: Cloti sentiva odore di lepri e tirava a destra; Rea, a quei tempi molto giovane e scapestrata, voleva seguire la sua cattiva maestra annusando dalla parte opposta; Frenchi, il fannullone, stanco di camminare si sedeva; e Lepi era troppo piccolo per poter esprimere un desiderio. La gente, quando vedeva questo strano incedere di cani, si fermava stupefatta e divertita.