Questione di educazione. E di rispetto
Avrò avuto 7 anni. Abitavo in via Piave vecchia, nei pressi di Villa Frova. Ero chierichetto e un giorno, nel tardo pomeriggio, dovevo prestare servizio non ricordo per quale importante celebrazione. Ad una certa ora mia mamma mi chiama. Entro in cucina e vedo su una sedia le mie braghette, cucite da lei, pulite e ben stirate. E vedo anche il mastello con l’acqua calda. Mia mamma mi vuole fare il bagno. Protesto. Non ne capisco l’utilità, tanto sotto la tonaca chi vedrebbe le mia ginocchia sporche? “Puliti ci si sente meglio – mi spiega la mamma – e cosi si è più contenti e anche gli altri sentono il tuo profumo di pulito”.
Avrò avuto 7 anni. Abitavo in via Piave vecchia, nei pressi di Villa Frova. Ero chierichetto e un giorno, nel tardo pomeriggio, dovevo prestare servizio non ricordo per quale importante celebrazione. Ad una certa ora mia mamma mi chiama. Entro in cucina e vedo su una sedia le mie braghette, cucite da lei, pulite e ben stirate. E vedo anche il mastello con l’acqua calda. Mia mamma mi vuole fare il bagno. Protesto. Non ne capisco l’utilità, tanto sotto la tonaca chi vedrebbe le mia ginocchia sporche? “Puliti ci si sente meglio – mi spiega la mamma – e cosi si è più contenti e anche gli altri sentono il tuo profumo di pulito”.