Chiamatela Ironlady!

Non importa la distanza, la disciplina o la prestazione. Importante è averlo sognato, creduto e provato

Atleta di Ironman, sì, ma con sclerosi multipla! E questo basta a descrivere cosa si nasconde dietro le sue prestazioni: determinazione e forza fuori dal comune. Lei è Cristina Nuti, ha 50 anni e vive a Milano. A 37 anni le viene diagnosticata la sclerosi multipla. Lei, da sempre appassionata di sport, non molla e, nonostante i dolori, continua a praticarlo. Nell’aprile del 2017 partecipa alla sua prima maratona e in due anni ne conclude addirittura nove. Nel 2009 decide di imparare a nuotare e si butta nel triathlon, aggiungendo nuoto e bicicletta al running. A luglio di quest’anno la grande sfida: l’Ironman a Klagenfurt. Una gara micidiale: 3,8 chilometri di nuoto, 180 chilometri in bicicletta, 42,195 chilometri di maratona.

Tutto portato a termine in 14 ore e 39 minuti. Questa stessa determinazione l’ha portata anche a laurearsi in Scienze della Comunicazione, dopo avere già una laurea in lingue. Oggi è marketing manager in una multinazionale dell’informatica. Nuti appartiene al Cus Pro Patria Milano e a Obiettivo3, il gruppo sportivo fondato proprio da Alex Zanardi per avviare e sostenere nello sport gli atleti disabili.

«Alex ha sempre detto che devi mettere il focus sulla gara, non sui tuoi limiti. Alla tua condizione ante e post tornerai quando sarai a casa. Se non l’avessi fatto starei sdraiata sul divano concentrata sui miei dolori».

Perché proprio un Ironman, tu che fino a poco fa non sapevi neanche nuotare?

«È sempre stata nella mia natura mettermi alla prova, per crescere e migliorare. L’Ironman ne è stata la conseguenza naturale». 

Come hai coniugato il dolore fisico con lo sforzo sportivo?

«All’inizio è stata dura. Sono salita sul tapis roulant qualche settimana dopo essere stata dimessa e non è stato facile. I dolori erano tanti ma il beneficio che ne traevo mi faceva andare avanti. Mi alleno tutti i giorni e quando le gare si avvicinano anche due volte al giorno. Ma quando non mi alleno i dolori aumentano».

Puoi parlarci del tuo rapporto con la malattia? 

«Non so se sia corretto o meno, ma cerco di ignorarla. È indubbio che c’è e si manifesta tutti i giorni con i dolori, ma io cerco di andare sempre contro a quello che la malattia vorrebbe farmi fare. Finché potrò non mollerò perché lo sport da consapevolezza, aiuta a capire il proprio valore e regala gratitudine per quello che si riesce a fare».

Da quando hai avuto la diagnosi di sm, in che modo è cambiato il tuo sguardo sul mondo?

«La malattia mi ha dato occasione di conoscere esempi di vita e campioni di solidarietà dai quali imparare. Mi ha fatto scoprire una forza che nemmeno sapevo di avere. Mi ha fatto imparare la pazienza (sono ancora in modalità apprendimento), mi ha insegnato a conoscermi ed accettarmi. Infine, mi ha confermato che il give back è una cosa che fa davvero bene».

Cos’è Obiettivo3?

«Ho raggiunto Obiettivo 3 nell’ottobre 2019 durante un campus a Padova. Con loro ho scoperto il Paralimpico. Un mondo fatto di veri campioni di vita e sul tracciato di gara, campioni di umiltà e di voglia di vivere. E’ un bellissimo progetto di avvicinamento allo sport per persone disabili.  Creato dal nostro Alex Zanardi nel 2017 ad oggi conta circa 130 atleti ed un ventaglio di sport praticati sempre più ampio come ciclismo, triathlon, tiro con l’arco, sci, offrendo la possibilità ai ragazzi di riscoprirsi, reinventarsi ed alleggerire quelle che sono situazioni difficili».

è una donna disabile, orgogliosamente disabile viene da dire conoscendola, perché lei con molta sincerità dice: «La mia vita sulle ruote non è troppo male, anzi». Se c’è qualche cosa che non le piace è la mancanza di conoscenza da parte delle persone, che finisce per causare grandi difficoltà. Ironica, intelligente e molto sensibile, Emanuela racconterà a Vivijesolo com’è la sua vita da disabile, tra episodi divertenti e altri scomodi: perché tutto potrebbe diventare un po’ più facile se solo ci fosse un minimo di accortezza da parte di tutti. Per scrivere a Emanuela Bressan: soloabili@yahoo.it

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