Chiara, una schiacciata per l’inclusività
In questi anni così social, la socialità è, tante volte, più di facciata che di sostanza. Se ne rendono conto tutti quelli che, per qualche motivo, in questo mondo si sentono messi alle strette, come se non ci fosse uno spazio per loro. E’ il caso di chi si ritrova improvvisamente su una sedia a rotelle e capisce che tutto diventa complicato e spesso irraggiungibile. È anche il caso di Chiara Maniero, ex giocatrice col Beach Volley Padova.
Nel giugno 2021 al termine di un allenamento viene colpita da un malore e, ricoverata per ischemia, perde l’uso degli arti inferiori. Chiara, quale il tuo primo impatto emotivo?
«Ho sperato di riuscire a recuperare il movimento, ma poi ho dovuto accettare questa mia nuova vita in carrozzina. Adesso penso che ci sia per me un nuovo inizio».
Il ritorno alla vita di tutti i giorni ha costretto Chiara a confrontarsi con una realtà “inaccessibile”. Scale, accessi impossibili, bagni inesistenti, passaggi difficili.
«Ricordo il panico della prima uscita dopo l’ospedale per pranzare con i miei amici. La modalità di entrata nel posto era totalmente disagevole e ne sono rimasta sconvolta».
Da questa esperienza è nata l’idea: ce ne vuoi parlare?
«L’idea era di fare una mini guida in Instagram per tutte le persone con le mie difficoltà in cui, oltre a suggerire locali carini, ci fosse anche una valutazione dei servizi offerti: il parcheggio, l’accesso al posto, il tavolo se sufficientemente alto e la presenza e situazione del bagno. Nelle guide e nei siti sono tutti bravi a descriversi come accessibili per disabili ma poi ti trovi lì e questo è molto lontano dalla realtà!».
È nato così @Venetoaccessibility, un blog su Instagram che conta ad oggi più di mille followers ed è in rapida ascesa. Riportato anche dal governatore Zaia sul suo profilo e su youtube da un quotidiano veneto. Che riflessioni hai tratto dall’osservazione diretta per così dire sul campo?
«C’è veramente tanto da migliorare e basterebbero piccole cose per potere agevolare molte persone. Per esempio: evitare la ghiaia e pavimentare un piccolo percorso, mettere una piccola pedana al posto di uno scalino, cercare di non mettere i bagni su piani diversi dal piano terra. Si potrebbe fare molto di più. Ma sono rimasta anche colpita da alcuni posti veramente ottimi per grado di accessibilità. Spesso sono locali nuovi. Si spera, quindi, che l’orientamento sia di maggiore attenzione al rispetto delle regole che già esistono».
Come pensi di sviluppare il tuo lavoro?
«Sto partecipando al premio Turismi Accessibili, dell’associazione onlus Diritti Diretti, che prevede una serie di riconoscimenti a chi appoggia e favorisce il turismo delle persone con necessità specifiche affinché le azioni non siano suggerite solo dalla carità, ma diventino diritti tangibili. Mi dispiace che molte persone disabili difficilmente escano di casa e non godano delle cose belle che troverebbero fuori».
Pochi giorni fa Chiara ha trascorso una breve vacanza a Jesolo e, naturalmente, ne ha recensito una buona parte nel suo profilo @Venetoaccessibility. Jesolo è una città che, negli ultimi anni, ha sviluppato molto gli aspetti dell’accessibilità e anche Chiara l’ha verificato. Molto resta ancora da fare, soprattutto per la sensibilizzazione, se vogliamo un mondo veramente “social” per tutti.