Il Picolit

Oro brillante nel calice, freschezza piacevole che va a moderare la spiccata dolcezza, equilibrio gustativo che fanno di questa perla friulana un qualcosa di assolutamente unico. Deve probabilmente il suo nome alla scarsissima quantità di acini che ogni grappolo porta a maturazione in ragione di una malattia congenita che porta all’aborto floreale.

Pochi preziosissimi acini a dare vita ad un vino che, sin dal XVIII secolo, il conte Fabio Asquini ha fatto conoscere in tutta Europa e poi nel mondo. Definito un vino da meditazione si può accostare a pasticceria secca. Personalmente lo preferisco con un dolce tipico del territorio: la Gubana, magari annaffiata da uno spruzzo del Picolit stesso.

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