Page 49 - ViviJesolo-07-2025
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Ci può descrivere l’emozione di avere interagito con giovani così
volenterosi e appassionati alla sua storia?
«L’incontro con gli studenti jesolani è stato molto stimolante. Io ho
portato un mio piccolo contributo, partendo dall’esperienza in prima
persona e dalle domande poste dai ragazzi. Domande che sono frutto
di conoscenze che hanno acquisito e di curiosità di capire e di co-
noscere alcuni lati dell’umanità che ancora sono rimasti inesplorati.
Questi ragazzi sono una risorsa per il futuro non solo della città, ma
del mondo intero».
Quanto è importante trattare determinati temi, come legalità,
giustizia sociale e responsabilità, con una platea così giovane?
«È fondamentale e indispensabile. I ragazzi a quest’età assorbono
concetti in maniera molto più veloce di un adulto qualsiasi. L’im-
portanza sta nel diffondere il verbo della legalità alle generazioni che
verranno. Ognuno di noi deve dare il suo contributo: abbiamo biso-
gno di cittadini responsabili, che affrontino le ingiustizie in maniera
consapevole. Abbiamo troppi “cittadini a intermittenza”, a seconda
dei momenti e dell’emozioni. Le emozioni, sia ben chiaro, sono le-
gittime. Se, però, queste non si trasformano in sentimenti profondi,
restano soltanto emozioni fini a sé stesse».
Nel suo discorso, la parola “noi” è stata ripetuta più volte. Il con-
cetto che possiamo estrapolare può essere “ognuno educa e allo
stesso tempo viene educato dagli altri”?
«È un educarsi reciprocamente. Educare significa tirare fuori risorse
e capacità che sono innate in ciascuno di noi e che devono essere ri-
conosciute e valorizzate. A volte si scartano persone che hanno avuto
meno opportunità nel loro cammino di vita e che hanno vissuto in
contesti difficili. Tuttavia, se si investe nel modo giusto, possiamo
vedere delle trasformazioni di valore molto importanti».
Non possiamo non citare l’incontro con Giovanni Falcone pochi
mesi prima della sua tragica morte e la promessa, da parte del
magistrato, di un caffè assieme a lei, purtroppo mai mantenuta.
Se avesse la possibilità di prendere quel famoso caffè oggi, di
che cosa parlereste?
«Condivideremmo insieme una situazione che oggi si sta verificando
nel Paese: la normalizzazione, la semplificazione di tanti problemi
che affliggono la nostra società. Ribadisco il punto: continuiamo a
lottare per tutte quelle persone che soffrono, nella stragrande mag-
gioranza dei casi, non per causa loro ma per il contesto sociale diffi-
cile in cui vivono».
Lei condivide tanti punti con Papa Francesco e Papa Leone XIV.
Dai messaggi di pace e speranza, all’aiuto dei più deboli. Si sen-
te fiducioso per il futuro del mondo, alla luce della continuità che
ha voluto dare il Vaticano con l’elezione del nuovo Pontefice?
«Bisogna sempre trovare fiducia nell’umanità. Ciò che accomuna
questi Pontefici è il dare seguito alla parola di Dio. Una parola a volte
scomoda, difficile da comprendere, ma sempre piena di tanto affetto,
amore e attenzione. Quello è il nostro riferimento».
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