Le Dinasty di Mario Giordano

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Il noto giornalista, Mario Giordano, che su Rete 4 conduce “Fuori dal Coro”, è in libreria con il suo ultimo libro-inchiesta dedicato a quattro grandi famiglie, al centro polemiche, gossip e guai. Dagli Agnelli ai De Benedetti, per passare a Del Vecchio e Benetton.

Mario, dopo una serie di libri che parlano di “furbetti” ad ogni livello, questo che si dedica a quattro importanti famiglie: non ti bastavano le querele?

«Io stesso mi dico: perché continuare a rovinarmi il fegato e l’esistenza? Però, vedi, noi abbiamo una fortuna straordinaria, quella di fare un mestiere meraviglioso, ma per farlo in modo degno bisogna rompere le scatole. Sarebbe molto più facile prendere i comunicati stampa e magari a Natale ricevere un paco dono anziché una querela. Ma vi posso garantire che, se chinassi la testa o la girassi dall’altra parte, la sera non tornerei più a casa tranquillo e, guardandomi allo specchio, mi verrebbe voglia di sputarmi addosso».

Due su quattro sono famiglie venete, Del Vecchio e Benetton: significa che non esiste più il modello NordEst?

«La cosa è assolutamente casuale: ho scelto le famiglie sulla base della cronaca e dei fatti. Ed i fatti dicono che, da quando è mancato il fondatore, la famiglia Del Vecchio non ha ancora accettato l’eredità; e, per quanto riguarda i Benetton, c’è stato un fatto di cronaca devastante. Sono partito dai fatti, raccontando i retroscena».

C’è chi ha detto che hai scritto un libro contro la ricchezza, è così?

«Al contrario! L’Italia è un Paese ricco, fatto di persone meravigliose e di imprenditori (e, lo dico con orgoglio, soprattutto in Veneto) che hanno creato la ricchezza, quella vera, quella che crea anche valori per gli altri; imprenditori che si preoccupano dei dipendenti, del territorio in cui si trovano, per fare crescere la comunità. Questi di cui parlo, invece, fanno parte delle cosiddette élite economiche, creatori di ricchezza per sé stessi. E, quando la ricchezza diventa avidità, va denunciata».

Hai voluto dedicare il libro alla collega Carlotta Dessì, perché?

«Carlotta è una collega che non c’è più, morta per un tumore fulminante il 7 febbraio 2024. Una ragazza partita da un paesino, carica dei valori dati dalla famiglia; con la sua tenacia e le sue capacità, si è laureata, ha frequentato la scuola di giornalismo e poi è diventata inviata di una trasmissione importante come la nostra. Negli ultimi tempi si collegava per le riunioni di redazione, dal letto d’ospedale: non c’è stata una volta che abbia parlato di sé, ma dava incoraggiamento a noi e consigli ai colleghi più giovani. Ho pensato all’esempio di questa ragazza, che è stata la dimostrazione dei valori veri. Ecco, l’Italia è quella di Carlotta e dei suoi genitori».

Giornalista professionista, da anni è corrispondente per il NordEst di RTL 102.5 (operando nei settori informativi della cronaca nera, bianca e politica ed inviato per la redazione sportiva dallo stadio di Udine) e de Il Gazzettino. E’ stato autore e conduttore di programmi televisivi di emittenti regionali. Segue uffici stampa, soprattutto in ambito turistico. Moderatore di convegni. Presentatore di rassegne di incontri con gli autori di importanza nazionale e internazionale. Da tre anni è direttore responsabile della rivista ViviJesolo.

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