A tutto chiosco

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Determinazione, ambizione, passione. Tre aggettivi che accomunano Andrea Carpenedo. Dalla teoria alla pratica, è riuscito a costruirsi il suo piccolo angolo di felicità. Oggi gestisce il chiosco “Loredana Beach Bar” e, a 39 anni, non è ancora intenzionato a fermarsi.

La scuola alberghiera è stato il punto di partenza. Come sapevi che quella sarebbe stata la tua strada?

«Dentro di me vi era la piena consapevolezza di vivere in una città come Jesolo, tutta improntata al turismo. Per questo motivo, non è stato difficile per me intraprendere quella strada. Contemporaneamente agli studi, avevo già avuto modo di assaporare la vita lavorativa: infatti, lo “Smoke” in pineta (per intenderci, l’attuale “Guinguette”) mi ha dato la possibilità di conoscere, già in giovane età, aspetti del lavoro che mi sarebbe stati utili in futuro».

Finita la scuola, la vita vera…

«Nonostante avessi avuto già esperienze lavorative in precedenza, la voglia di cimentarmi in qualcosa di nuovo e stimolante si faceva sempre più grande. Dopo la stagione estiva, sono andato a fare quella invernale a Pecol. Dopodiché ho scoperto anche il mondo della ristorazione, fino ad arrivare al Terrazza Mare, dove sono rimasto per sei fantastici anni».

Quando è scattata in te l’idea di diventare manager?

«Il passaggio da dipendente a imprenditore è stato, in verità, molto naturale. Sono, in primis, una persona molto ambiziosa. Ad un certo punto, dopo anni di apprendistato, a me e ai miei soci storici è venuta l’idea di aprire un bar tutto nostro, “Alle Torri Cafè”, in una zona, come quella di piazza Drago, che si stava evolvendo in maniera repentina. A distanza di anni, posso dire che è stata una scelta azzeccata, anche perché abbiamo riscontrato un grande successo tra la cittadinanza, jesolana e non».

Oggi la tua ultima creatura, il “Loredana Beach Bar”.

«Nel 2020 ho deciso di abbandonare il progetto “Alle Torri Cafè” per dedicarmi unicamente alla gestione di un chiosco (il Loredana, per l’appunto), che avevo preso l’anno prima. Devo ammettere che la differenza tra la vita da bar e quella da chiosco si fa sentire: in uno si punta molto sulla qualità e su una clientela più selezionata, nell’altro tutto è molto più concentrato e concitato. Non hai tempo per pensare e di agire. Non si può, però, discutere su cosa sia migliore e cosa sia peggiore. Sono semplicemente due modi di pensare totalmente diversi, ma entrambi validi».

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