Plagi, ma d’autore

I plagi musicali più famosi della storia. Quando la creatività oltrepassa il limite.

La musica, come tutte le altre forme d’arte, nasce e si alimenta grazie all’ispirazione, alle influenze, alle contaminazioni e, come diceva saggiamente Ennio Morricone, grazie al duro lavoro. Spesso però, volontariamente o meno, può capitare che un brano sia decisamente troppo simile a un altro. In questo caso si parla di “plagio musicale”, un’accusa che può avere conseguenze legali significative per gli artisti coinvolti.

A livello tecnico, un plagio musicale si verifica quando un brano riproduce in modo sostanziale la melodia, l’armonia, il testo o il ritmo di un altro brano preesistente, senza il consenso dell’autore originale. Riconoscerlo non è mai semplice, questo perché per la legge italiana non esiste un numero stabilito di note o di battute per delineare un plagio. Spesso è necessario l’intervento di esperti musicali che, analizzando le due opere, possono stabilire se la somiglianza è frutto di casualità, di una comune ispirazione, o di un vero e proprio copia-incolla.

Quando un artista ritiene che la propria opera sia stata plagiata, può intraprendere un’azione legale per ottenere il riconoscimento del plagio e, in molti casi, un risarcimento economico.

Nel corso della storia sono state numerose le cause legali legate al plagio. George Harrison, membro dei Beatles, venne accusato di aver plagiato il brano “He’s So Fine” dei The Chiffons con la sua “My Sweet Lord” del 1970. Il tribunale riconobbe che Harrison aveva inconsciamente copiato la melodia del brano e il musicista fu condannato a pagare un risarcimento di oltre un milione di dollari.

Più recentemente Robin Thicke e Pharrell Williams sono stati condannati a risarcire oltre 7 milioni di dollari, poi ridotti a circa 5, la famiglia Gaye per il plagio di “Blurred Lines”, decisamente troppo simile al brano di Marvin Gaye del 1977 “Got to Give It Up”.

Anche l’Italia è stata protagonista di uno dei processi per plagio più chiacchierati della storia. Nel 1992, Al Bano Carrisi accusò Michael Jackson, il “Re del Pop”, di aver plagiato il suo brano “I Cigni di Balaka” (1987) nella canzone “Will You Be There” (1991), inclusa nell’album Dangerous e colonna sonora del film Free Willy. Il caso finì in tribunale e, dopo anni di battaglie legali, nel 1999 la Corte d’Appello di Milano stabilì che, sebbene ci fossero somiglianze tra i due brani, 37 note consecutive per l’esattezza, queste non erano sufficienti a dimostrare un plagio deliberato. Recentemente, il cantante pugliese ha dichiarato che aveva trovato un accordo con i legali di Jackson per un concerto insieme all’arena di Verona, per raccogliere fondi da destinare in beneficenza, ma la prematura morte del cantante cancellò ogni sogno di vederli cantare insieme.

I DNA CONSIGLIANO..

Per i più british: Coldplay – Viva la vida

Per i più vapor: Michael Jackson – Thriller

Per i più punk: Sum41 – Does This Look Infected?

I DNA sono un trio acustico formato da Marta Piras alla voce, Davide Pasqual, voce e chitarra ritmica, e Nicolò Cibin, voce e chitarra solista. Formati nel 2014, propongono un vasto repertorio appartenente ad ogni generazione: dagli anni 60, fino agli ultimi successi. Il tutto riarrangiato in acustico e a tre voci.

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