Aldo “Cesare” Cazzullo

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Il suo ultimo libro è uscito in pieno tormentone social. “Quante volte pensi all’impero romano?”, si chiede. E lui, Aldo Cazzullo, sembra subito dare tutte le risposte sul perché questo pezzo di Storia affascini così tanto. Vice direttore del Corriere della Sera, autore e conduttore del programma “Una giornata particolare” (La7), è in libreria con la sua ultima fatica: “Quando eravamo i padroni del mondo – Roma: l’impero infinito” (HarperCollins).

Aldo, direi che il tuo libro non poteva capitare in momento migliore…

«Questa moda di TikTok in effetti è capitata nel momento giusto; un bel colpo di fortuna, lo riconosco».

Ma la gente pensa veramente all’Impero Romano?

«In realtà, tutti gli uomini, in tutte le epoche, hanno pensato all’impero romano e tutti gli imperatori si sono sentiti Cesare e tutti i rivoluzionari si sono sentiti Spartaco. E ti dico ancora: tutti gli imperi successivi si sono sentiti gli eredi dell’Impero Romano. Napoleone, ad esempio, si fa incoronare imperatore».

C’è un “impero” che ci assomiglia?

«L’impero che più assomiglia a quello romano, è quello americano. Per gli americani la cosa importante non è solo occupare il suolo, ma esercitare il potere sulle anime, sulla tecnologia e sulla cultura, esattamente come i romani, per i quali non era solo un fatto di armi, ma di acquedotti, di strade, di servizi postali. E qual è il loro simbolo? L’aquila, per l’appunto».

Poi ci sono i potenti contemporanei che, in qualche modo, si sentono degli imperatori…

«Mark Zuckerberg ed Elon Musk si sentono i nuovi imperatori ed in un certo senso lo sono. Nel caso di Mark, ricordo che Priscilla, la moglie, disse che al loro viaggio di nozze a Roma le sembrava di essere in tre: lei, Mark ed Augusto, visto che il marito si faceva fotografare vicino a tutte le statue di Augusto, che adora. Ha chiamato le figlie Augusta, Maxima ed Aurelia ed urla “dominio” alla fine di ogni riunione, oltre a pettinarsi esattamente come Augusto».

Quale l’imperatore che più ti ha appassionato?

«Scrivendo il libro confesso che mi sono “innamorato” di Giulio Cesare. Se fosse stato anche soltanto un generale o un politico sarebbe comunque stato un grandissimo uomo. Essendo stato insieme uno scrittore, un politico e un militare, penso sia forse stato il più grande uomo che sia mai esistito».

Il sogno di Roma continua?

«Sì, possiamo dire che questo sogno continua. Il fatto che tutto questo sia nato da noi, è motivo d’orgoglio. Perché i nostri militari sono considerati i migliori nelle missioni di pace? Non perché abbiano armi più potenti, o perché sono grandi guerrieri, ma perché portatori di quella cultura umanista e cristiana che è nata in Italia duemila anni fa, che Dante ha fatto rivivere e che è motivo per cui possiamo essere orgogliosi di essere italiani».

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