La rivoluzione di Lella
Jesolo Libri inizia lunedì 14 luglio, alle 21, in piazza Milano, con Lella Costa, che presenta “Le donne che hanno fatto la storia”.
Da Eleonor Roosvelt a Franca Valeri, da Virginia Wolf ad Artemisia Gentileschi: ritratti di donne che hanno fatto la storia, ognuna a suo modo. Ci sono anche una temuta piratessa cinese, una brillante matematica iraniana e un’allevatrice americana che ha inventato i tergicristalli.
«Abbiamo deciso di rendere omaggio alle miriadi di talenti dispiegati nella storia. Il numero nasce da una provocazione dell’amica regista Serena Sinigaglia alla quale io, sventurata, ho risposto subito con entusiasmo. Volevamo portare a teatro il bel libro di Serena Dandini, Il catalogo delle donne valorose, ma ci dicevamo: trentaquattro biografie di donne in un solo spettacolo teatrale? Non si può fare. Alla fine abbiamo deciso di farne centodue, eroine nei vari ambiti dello scibile umano, per aggiungere altri racconti, altra ricchezza, un elenco puntuale e colorato».
A Jesolo presenti “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione” (Solferino): un racconto di donne valorose della storia, ma perché le donne vengono dimenticate?
«La notizia è che chi davvero le cerca poi le trova, così come le troverebbe – se le cercasse – anche chi deve mettere in piedi convegni, giurie, tavole rotonde, trasmissioni televisive, consigli di amministrazione, ministeri e governi in genere a larga maggioranza maschile. Non è vero che non ci sono donne: ci sono. Ce n’è una quantità. Noi, attingendo alla cultura personale, ai ricordi di scuola, ai libri, a Internet, ne abbiamo trovate ben più di cento e abbiamo dovuto operare delle scelte, se no lo spettacolo sarebbe durato parecchie ore».

Come ha scelto le donne e le loro storie da raccontare?
«Siamo andati in cerca di punti di luce diversi, “i trucchi di radianza” di cui parlava Sylvia Plath. Donne che ci hanno regalato ispirazioni, ognuna con una sua riconoscibilità, una personalità».
Qual è la donna che l’ha più colpita per il suo talento e quella che ha più invidiato?
«Ce ne sono tantissime. Nessuna invidia ma sconfinata ammirazione. Ne voglio ricordare una che ho avuto la fortuna di conoscere, Franca Valeri: un faro e una maestra. Mi chiese di interpretare la Vedova di Socrate. Al di là della curiosità o dell’incantamento per biografie di donne che magari non conoscevo, tutti i contenuti sono parole sotto cui potrei mettere la firma. È esattamente quello che avrei voluto dire: lo hanno detto loro, io l’ho imparato e lo condivido, lo amplifico, lo trasformo in storie».