Le colonne di Piazza San Marco

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Trovandosi in piazza San Marco le colonne che si possono notare sono innumerevoli, di diversi stili e diverse fattezze e dimensioni, ma alcune hanno un significato davvero particolare.

Partiamo dalle due colonne che segnano l’ingresso trionfale alla piazza, quelle su cui poggiano il leone alato (simbolo della città e del suo santo protettore) e San Teodoro (che fu protettore di Venezia prima che le reliquie di San Marco fossero trafugate e portate in laguna); inizialmente le colonne erano tre e si narra che una cadde in acqua durante le operazioni di sbarco e non fu mai più ritrovata. Le due colonne rimaste giacquero distese per molto tempo perché erano molto pesanti, finché Nicolò Barattieri trovò il modo di raddrizzarle attraverso un sistema di funi bagnate ricevendo in premio dalla Serenissima la licenza per poter giocare legalmente a dadi in piazza. In mezzo a queste due colonne venivano giustiziati i condannati a morte, per questo si racconta che porti sfortuna camminare in mezzo ad esse; da qui il detto“ te fasso vedar mi che ora che xe”, quando si vuole minacciare qualcuno, in quanto i condannati erano posizionati in  modo tale da guardare l’orologio dei Mori prima di venire decapitati.

Se, poi, volgiamo lo sguardo alla loggia del primo piano di palazzo ducale, si possono riconoscere due colonne di colore diverso da tutte le altre, in particolare sono rosse perché il doge si affacciava proprio lì per proclamare le condanne a morte e il rosso richiama il colore del sangue dei giustiziati.

Chi, invece, veniva condannato al carcere per reati minori aveva una possibilità di salvezza: qualora fosse riuscito a girare intorno alla quarta colonna dall’angolo di palazzo ducale fronte bacino con le mani legate dietro la schiena senza cadere, avrebbe potuto evitare la prigione. Provateci anche voi, è praticamente impossibile! La colonna in questione la riconoscete perché è più consumata delle altre perché tuttora molti turisti tentano l’impresa. Infine, se ci dirigiamo verso Porta della Carta, in direzione basilica, vediamo come i capitelli delle colonne di palazzo ducale a piano terra sono riccamente decorati e rappresentano una sorta di enciclopedia di popoli, credenze e vicende. Alcuni raccontano delle vere e proprie storie come il “capitello degli sposi” che narra una storia d’amore suddivisa in otto quadri, i quali raccontano della conoscenza, del corteggiamento, del bacio, lo scambio della promessa matrimoniale, la nascita del figlio, la sua crescita e ahinoi la sua morte.

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