Cambiare per rimanere sé stessi
A guardarlo sembra distante anni luce. Sì, a guardare quel (lungo) periodo chiamato pandemia, sembra lo sbiadito ricordo di un brutto incubo, di quelli che sai di avere avuto, tanto da percepirne ancora i brividi sottopelle, ma che si allontana sempre più, man mano che passano i minuti.
Eppure c’è. L’abbiamo vissuto. L’abbiamo subito. Lo abbiamo combattuto.
Sappiamo che c’è stato, al punto che, quando si tracciano i bilanci, quando si cercano i confronti, c’è, nel modo di dire, sempre un “pre” e un “post” Covid19.
La differenza qual è? No, non nelle bollette, i rincari, alcune piccole restrizioni o accorgimenti (vedi le mascherine che devi indossare in alcuni luoghi, come gli ospedali) che ancora persistono. Non il fatto che si possano o non si possano fare più o meno grandi cose.
No, la differenza sostanziale tra il “prima” e il “dopo” quell’incubo è tra chi lo considera, appunto, semplicemente un incubo da dimenticare e chi lo ha preso come insegnamento. Tra chi non vedeva l’ora di riprendere quel filo interrotto nel 2019 e chi lo ha visto come una opportunità per andare oltre.
Opportunità di cambiamento. Di crescita. Di miglioramento.
Giusto prima della pandemia, in un convegno organizzato dall’associazione “monsignor Marcato” del presidente Giampaolo Rossi, il direttore de Il Gazzettino lanciò un monito: «Jesolo deve decidere se vuole essere una città grande o una grande città». Ovvero: se si vuole accontentare di avere tanti arrivi e tante presenze o se vuole crescere in qualità, assumendo a tutti gli effetti quel ruolo di leader turistica che, storia, tradizione, caratteristiche, le competono.
E mai come in questo momento storico Jesolo ha l’opportunità per dare una nuova spinta alla sua crescita, indirizzando il suo cammino verso il suo volere essere “grande città”.
Cominciando dalla riorganizzazione dell’arenile. Quella della “via Bafile” (ovvero tutto il viale principale del Lido). Il fare ricettivo sempre più di qualità. Una attenzione verso i collaboratori (e l’idea di una foresteria gestita direttamente da una associazione di categoria, Aja nella fattispecie, prima in Italia, ne è un esempio). Magari una nuova viabilità.
Facendo squadra. Ognuno nel proprio ruolo. Ente pubblico, associazioni di categoria, imprenditori, cittadini, ma anche comunicazione e social.
Con passione e orgoglio. Per quello che siamo stati e per quello che vogliamo continuare ad essere.
Fedeli a noi stessi, pur cambiando.
Cominciando dalla riorganizzazione dell’arenile. Quella della “via Bafile” (ovvero tutto il viale principale del Lido). Il fare ricettivo sempre più di qualità. Una attenzione verso i collaboratori (e l’idea di una foresteria gestita direttamente da una associazione di categoria, Aja nella fattispecie, prima in Italia, ne è un esempio). Magari una nuova viabilità.
Facendo squadra. Ognuno nel proprio ruolo. Ente pubblico, associazioni di categoria, imprenditori, cittadini, ma anche comunicazione e social.
Con passione e orgoglio. Per quello che siamo stati e per quello che vogliamo continuare ad essere.
Fedeli a noi stessi, pur cambiando.