Medicina alternativa in veterinaria
Tra le medicine alternative, quelle cioè che tendono a riequilibrare le funzioni organiche alterate sfruttando le capacità dell’organismo, troviamo l’ossigeno-ozono terapia, la neuralterapia, l’agopuntura, la Medicina Antroposofica, l’Omeopatia, l’Omotossicologia e la sua evoluzione moderna Medicina Fisiologica di Regolazione, la Nutripuntura, la Floriterapia di Bach.
Sono veramente tante le possibilità terapeutiche della medicina alternativa e, anche se con strumenti diversi, queste arti mediche si prefiggono di ripristinare le funzioni organiche ipofunzionanti, riportando il sistema biologico ad una condizione di equilibrio.

E’ vero o falso che la cura alternativa per fare effetto impiega molto tempo?
Si tratta davvero di un falso mito. L’azione di un ago di un agopuntore o di un medicamento omeopatico è praticamente istantanea, l’organismo reagisce producendo un’azione immediata. Pertanto, se l’evento è acuto, come ad esempio la puntura di un’ape, l’azione del rimedio giusto è in grado di dare sollievo in pochi minuti. Certo, però, che va contestualizzato molto bene l’utilizzo in acuto della medicina alternativa: non va mai utilizzata come prima scelta, anche perché potrebbe non avere la potenza adeguata.
Meglio avvalersi della medicina allopatica in acuto. Inoltre, la medicina alternativa non può sostituirsi ad un approccio chirurgico.
«Dove, invece, a mio avviso – spiega la dottoressa Silvia Santi, medico veterinario specializzata in ozono terapia ed omotossicologia – l’applicazione sarebbe doverosa è nella patologia cronica e credo che, per questo motivo, la medicina alternativa viene associata ad un’azione lenta. Lenta, però, non è l’azione della terapia, ma lento è il ritrovamento dell’equilibrio perduto dall’organismo».
Come agisce sull’organismo?
E’ un’azione di stimolo delicato sulle funzioni biologiche che il terapeuta individua come ipo-espresse e riportarle alla condizione di equilibrio.
Può avere delle controindicazioni?
Praticamente nulle. Può, infatti, essere applicata con successo in pediatria, in gravidanza, nel soggetto anziano e, come abbiamo visto sia in patologie acute che croniche.
Se la cura non fa effetto cosa vuol poter dire?
Può significare due cose: o che la funzione stimolata dal terapeuta non era quella giusta per andare a controbilanciare lo stato patologico del paziente, oppure che il paziente non risponde allo stimolo e ciò può succedere per vari motivi (gravità o eccessiva compromissione di una funzione biologica, oppure stati carenziali che portano al rallentamento di reattività).