DEEJAY chiama Jesolo

Accordo storico tra la città e Radio Deejay, che questa estate troverà casa a Jesolo.

Il suo è il programma radiofonico in assoluto più ascoltato. Con “Deejay chiama Italia”, condotto con Nicola Savino, ci tiene compagnia da anni. Ora Linus, direttore artistico di Dj e direttore editoriale del Gruppo Gedi, “chiama” anche Jesolo.

Linus, cosa significa questo accordo?

«È ufficializzare in qualche modo un rapporto che già c’era. Una coppia di fatto da tanti anni, anche se tutto in modo molto occasionale e legato all’imprenditorialità di qualcuno. Questa volta ci hanno chiesto di organizzare qualcosa insieme, in un anno che possiamo considerare “del Veneto”; saremo, ad esempio, presenti a Treviso con la Deejay Ten, il 19 maggio».

A proposito di Deejay Ten: siete stati i precursori di queste manifestazioni che ora, magari sotto altre forme, si svolgono in molte parti d’Italia, Jesolo compresa…

«Abbiamo dimostrato che lo sport può essere alla portata di tutti e non solo per agonisti e professionisti. Allora lo slogan era: Run like a dj, un gioco di parole che contiene il segno di quello che facciamo. Ovvero: se può correre un dj, allora possono farlo tutti. Lo sport ha un grande potere».

Come sta la radio?

«È viva e vegeta, almeno noi lo siamo. La radio ha avuto la capacità di sfruttare le novità tecnologiche e di non esserne vittima. La puoi ascoltare ovunque e questa sua versatilità è alla base della sua sopravvivenza. La possiamo, inoltre, considerare un mezzo “caldo”: mentre altre piattaforme sono “fredde” perché gestite da un algoritmo, le radio hanno anche la possibilità di dare emozioni».

Ma sono ancora attrattive, dal punto di vista lavorativo, per i giovani?

«Magari non per i giovanissimi: io e mio fratello, ad esempio, abbiamo iniziato a 18 e 15 anni, mentre ora ci si avvicina sui 23/25 anni. Le università stanno danno una grossa mano, perché sempre più spesso hanno una radio, importante per muovere i primi passi. Adesso per iniziare anche la radio più piccola ti chiede un minimo di esperienza».

Che ricordi hai di Jesolo?

«Mille e di mille provenienze diverse: da quando, da ragazzo, venivo in vacanza, a quando ero al Festival Bar, all’Aqualandia (ora Caribe Bay, cdr). Ecco, forse l’unica cosa che non sono ancora riuscito a fare (e sembra assurdo), è venire a correre; più volte mi sono ripromesso di farlo».

Secondo te Jesolo come potrebbe valorizzarsi maggiormente?

«È cambiato molto da quando è nata la storia di Jesolo e Riccione, che sono realtà simili come offerta. Non è semplice, perché ogni singolo viaggiatore ha una infinità di alternative davanti. Ci sono varie componenti da considerare, dall’accoglienza alla viabilità, dal prezzo mantenuto competitivo rispetto a mete simili. Poi dobbiamo offrire qualcosa in più rispetto alla spiaggia, dall’enogastronomia alla “notte”, alla vicinanza a città come Venezia, Padova e Verona».

Al Lungomare delle Stelle mancherebbe un dj e tu sei parte della storia della radio…

«Nel 1976 sono 50 anni che vado in onda tutti i giorni e il mio è ancora il programma in assoluto più ascoltato: non mi sono mai seduto sugli allori e mi sono sempre dato un motivo per continuare e migliorare, con la consapevolezza di avere avuto un ruolo importante. Forse Albertino, con le migliaia di serate che ha fatto qui se lo meriterebbe di più. Ma se la città me lo chiederà, sarò ben lieto di venire a lasciare la mia impronta…».

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