“Grazie Jesolo”
È la prima donna assunta alla Clinica Urologica dell’Azienda Sanitaria Universitaria di Trieste in 120 anni di storia. E già questo basterebbe per esserne orgogliosi. Aggiungiamoci che ha vinto la borsa di studio della Società Italiana di Urodinamica dedicata al dottor Antonio Cucchi. Lei è Francesca Vedovo, vera e propria eccellenza jesolana. Ed infatti il comune di Jesolo l’ha di recente premiata.
Dottoressa, ci racconta l’emozione di aver vinto questa borsa di studio?
«Inizialmente non credevo di vincere: pensavo avrebbero premiato un collega delle Molinette o del Niguarda, tutti ospedali che hanno una fama centenaria nel campo dell’urologia funzionale. Questo riconoscimento mi ha dimostrato che, se una persona ha il coraggio di mettersi in gioco e ha le idee, con metodo e costanza alla fine si è ripagati. E’ una vittoria che è frutto esclusivamente delle mie energie».
Come funziona lo studio?
«Intanto ad oggi abbiamo esteso lo studio ad altri esami diagnostici e trattamenti urologici. Durante la procedura medica, il paziente ascolta in cuffia una traccia di musica binaurale che genera un fenomeno psico-acustico che facilita il rilassamento, riducendo quindi i livelli di ansia e di dolore».
Cos’ha provato con il riconoscimento del Comune?
«Nella mia carriera ho ricevuto diversi premi e riconoscimenti in ambito scientifico, ma questo è uno di quelli che più mi ha fatto piacere, perché quando è la tua città natia ad apprezzare le tue capacità ed il tuo impegno, questo ha un valore aggiunto. È come il sapore di vincere uno scudetto in casa».
Lei è originaria di Jesolo, qual è il suo rapporto con la città?
«Jesolo è casa mia, ci torno appena posso, è il luogo in cui riesco a rilassarmi di più. Le grigliate con gli amici storici, pescare orate con mio suocero e girare in bicicletta sono le piccole-grandi cose che più mi mancano».
Ma per fare carriera uno jesolano deve per forza lasciare la città?
«Dipende in che ambito vuoi far carriera: se vuoi lavorare, ad esempio, nella ristorazione, puoi benissimo rimanere qui. Per chi sceglie, invece, il mio settore, allora bisogna andare altrove. Io desideravo studiare e poi lavorare in una clinica universitaria, per cui ho dovuto lasciare Jesolo».
Ma è vero che lei è anche una dj?
«Più selecta che dj perché “suono” musica reggae. Se vogliamo dirla tutta, sono diventata prima dj e poi medico (sorride) e, quando posso, vado ancora in consolle».
Qual è, dunque, il suo rapporto con la musica?
«Nasce per caso ed è sempre stato presente. Mio papà era un agente di viaggi: quando tornava portava i dischi dai Paesi in cui era stato e diffondeva la musica per tutta la casa. Quella musica di terre lontane in me ha trovato un substrato fertile»
Per il futuro cosa si aspetta?
«Tanti cittadini di Jesolo mi contattano per chiedermi di essere il loro urologo di riferimento, mi piacerebbe accontentarli ed avere un ambulatorio anche a Jesolo».









