IO, MARA E IL KING’S
Il protagonista di grandi successi come “Sereno è…”, “Regalami un sorriso”, “Piccola e fragile”, è stato uno degli ospiti dello spettacolo di Radio Birikina in piazza Torino. Con ViviJesolo ha ripercorso alcuni dei suoi momenti professionali. A cominciare dalla sua esperienza a Jesolo…
Drupi, ben arrivato o ben “ritornato” a Jesolo?
«Per me è un ritorno nella vostra città, carico di ricordi. Erano i primi anni Settanta: in Francia avevo ottenuto un grande successo, mentre in Italia per vivere facevo le serate nei vari locali, come qui al King’s, dove suonavo anche per una ventina di giorni. Ed è proprio qui che ho conosciuto Mara Venier».
In Francia, perché, di fatto, tutto è iniziato da là, corretto?
«Io suonavo, facevo serate, ma per vivere facevo l’idraulico (avevo anche una mia piccola ditta). Un giorno mi chiamano per un provino per Mia Martini; la cosa sembrava finita là, quando mi richiamano per fare Sanremo. Vado, canto, arrivo ultimo e mi cacciano. Solo che vengo notato da una “etichetta” che mi telefona per propormi di andare a Parigi, per prendere parte ad una nota trasmissione. Ricordo che, alla prima puntata, c’erano alcuni mostri sacri della musica e gli unici due debuttanti eravamo io e Julio Iglesias. È stato un successo: in tre settimane per me è cambiato il mondo. Avevo 27 anni».
Ho visto che fai molte date in Europa dell’Est…
«Ci vado sempre, da anni. Pensa che in Polonia ero considerato un simbolo di libertà, io come Lech Wałęsa… Faccio molte date, tutte cantate e parlate in italiano (così chiedono) e tutte con sold-out».

E tante date nei teatri: perché hai iniziato tardi a farli?
«Mi sentivo inadeguato, intimorito. Poi mi hanno convinto ed ora non ne farei a meno: mi diverto, sento la musica apprezzata, c’è un rapporto più diretto con il pubblico. Purtroppo ho iniziato troppo tardi a farlo… A proposito: la prossima tournée terminerà in Veneto, a Schio».
Cosa pensi dei talent?
«Positivamente tutto il male possibile. Di positivo c’è che è l’unico momento per vedere della musica; di negativo il fatto che illudono tanti ragazzi, sacrificandoli sull’altare dell’odience. E a questo gioco non ci sto».
E dell’autotune?
«Non lo condivido per nulla, però prendo atto che fa parte della sonorità di oggi, che non è la mia. Secondo me, si tornerà a fare un certo tipo di musica, senza questo supporto».
Ma con il tuo vissuto, non potresti farci un libro?
«Ti svelo una cosa: sono arrivato a pagina 295… Ma non mi piace e devo rivederlo. Uscirà, un giorno, ma non so quando. Ed ora portatemi al King’s, che voglio fare una foto e mandarla a Mara…»