Istituto della Pietà
A Venezia esiste un istituto che, dal 1346, anno della sua fondazione, si dedica all’assistenza dei bambini abbandonati. Il sistema sociale era il fiore all’occhiello della Repubblica Serenissima e le cosiddette scuole e gli ospedali ne erano il fondamento. Il pio ospedale della pietà venne fondato da un frate francescano che aveva riscontrato un continuo aumento dei bambini abbandonati sulle pubbliche strade per illegittimità o per povertà; quindi, pensò ad un luogo dove potere accoglierli ed educarli. Per fare ciò cercava donazioni dai patrizi (oltre che dalle pubbliche istituzioni) vagando per le strade invocando “pietà, pietà” , dando così anche il nome all’istituto. Inizialmente i bambini venivano lasciati in una nicchia non tanto visibile di piccole dimensioni, adatta solo ad accogliere neonati;
successivamente la nicchia venne sostituita dalla ruota degli esposti, un cilindro di legno ruotante attorno ad un asse verticale: i bambini venivano depositati insieme ad una metà di un oggetto spezzato, così che, se nel corso della vita i genitori avrebbero potuto ricongiungersi con i propri figli, portando l’altra metà dell’oggetto, li avrebbero subito riconosciuti. I piccoli di solito erano anche accompagnati da un biglietto in cui in poche righe si spiegava il motivo dell’abbandono. L’archivio storico della Pietà conserva una miriade di questi oggetti. La ruota era chiusa in una porta che oggi è l’ingresso del bar dell’hotel Metropole. Ai maschi dell’istituto veniva insegnato un mestiere e le femmine prendevano lezioni di canto e musica. Vivaldi fu il più illustre insegnante dell’istituto.