Mario Giordano «Il mio manuale di sopravvivenza per riconoscere i tromboni»

In principio erano i Sanguisughe. Poi arrivarono gli Spudorati. Per passare ai Pescecani, i Vampiri, gli Avvoltoi e gli Sciacalli. Ed ora sono arrivati i Tromboni.

Tutti titoli dei libri di Mario Giordano, il noto giornalista (realizza e conduce Fuori dal Coro su Rete 4) che svela fatti e, soprattutto, misfatti dell’Italia… poco per bene. Nella vicina San Donà di Piave, alla libreria Moderna, ha presentato il suo ultimo libro, “Tromboni. Tutte le bugie di chi ha sempre la verità in tasca” (Rizzoli). Lo abbiamo incontrato.

Direttore, ma chi sono i tromboni?

«Quelli che salgono in cattedra. Hanno la verità in tasca: spiegano, pontificano. Poi si sbagliano. E poi riprendono a spiegare».

E sono dappertutto, tra i giornalisti come tra i virologi, gli esperti di ambiente, come di economia (e lei fa sempre nomi e cognomi): ma come riconoscerli?

«Qui viene il difficile. Perché, come ho detto, i più sfacciati sono anche quelli che alla fine fanno meno danni. Ma come non credere all’illustre economista? O al grande scienziato? Peccato però che spesso siano i fatti a smentirli. Soprattutto negli ultimi due anni stiamo assistendo al “Tromboni show”, con tanti che vogliono dare lezione. Ed io mi sono rotto le scatole di tutti quelli che danno delle lezioni»

E come possiamo difenderci, magari evitando di diventare noi stessi dei tromboni?

«Coltivando l’arte del dubbio. Facendoci sempre una domanda in più. E poi con l’umorismo. I tromboni sono privi di autoironia. E magari con questo libro, che è una sorta di manuale di auto difesa per aiutare ad individuare i tromboni e magari evitare di essere trombati».

Dentro ci ha messo anche i “virostar”, i virologi spesso presenti in tivù…

«Hanno detto tutto ed il contrario di tutto. Abbiamo assistito alla scienza che si fa dogma, che diventa quasi una religione. E chi diceva qualcosa di diverso veniva demonizzato».

Ma lei ha sempre voluto fare il giornalista?

«Vi racconto un aneddoto. Quando andavo alla scuola elementare, in un tema scrissi: vorrei fare l’astronauta o il giornalista, ma siccome nello spazio non c’è aria, allora preferisco fare il giornalista. La maestra, che ho incontrato qualche tempo fa e che ora, purtroppo, non c’è più, ma che si ricordava perfettamente di quel tema, mi rispose: Mario, se non vuoi andare per aria e vuoi fare il giornalista, rimani sempre con i piedi per terra. Una frase che mi ha insegnato molto e mi ha accompagnato».

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