Mille e un Fantini

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Le innumerevoli personalità di Omar Fantini hanno portato all’Isola dei Famosi una ventata di freschezza. È stato un punto di riferimento per molti naufraghi, tanto da essere riconosciuto come “leader”. La sua ironia pungente l’ha fatto diventare un comico amatissimo dagli italiani. È tornato a Jesolo per portare un velo di spensieratezza con il suo spettacolo al Loredana Beach Club.

La tua esperienza all’Isola dei Famosi è stato un turbinio di emozioni. Ci descrivi come tu, da naufrago, l’hai vissuta? Te l’aspettavi così o in maniera diversa?

«È stata un’esperienza tostissima, arrivata in un momento della vita nel quale avevo bisogno di una scossa. L’Isola mi ha insegnato che nelle privazioni scopri di avere delle risorse che non pensavi di avere: queste risorse ti danno nuova energia, anche nel momento in cui tali privazioni finiscono. È stato un percorso che va aldilà della trasmissione televisiva: dopo le prime prove, perdi completamente di vista il “contorno”. Non me l’aspettavo così dura: infatti, sono dimagrito di sedici chili! (ride, ndr). Per me è stata una rinascita, perché all’interno dell’Isola ho riacquisito tante sicurezze che avevo perso».

Subito dopo l’esperienza, hai dichiarato che hai fatto un’Isola “da bergamasco”. Sapendo quel che si dice su voi bergamaschi doc, quanto è stato fondamentale per te tale aspetto?

«Inizialmente ho intrapreso questo viaggio in punta di piedi. Attorno a me avevo delle personalità forti che avrebbero potuto schiacciarmi e mettermi in un angolo. In realtà, il “fare” mi ha collocato proprio al centro del gruppo. Col passare dei giorni, sono diventato una figura di riferimento per molti. Per questo, il mio essere bergamasco e sapermi arrangiare mi ha immediatamente fatto riconoscere come una figura a cui affidarsi per capire come affrontare la sopravvivenza».

Il mestiere del comico è in continua evoluzione. Com’è cambiato questo mondo con l’introduzione del “politically correct”?

«Questo è un tema molto interessante, ma anche molto complicato. Dal mio punto di vista, si può ironizzare su tutto, ma è anche giusto introdurre dei paletti per non urtare la sensibilità delle persone. Tuttavia, chi mette questi paletti? Ai posteri l’ardua sentenza. Il comico deve pensare che di fronte ha una platea a 360 gradi e agire di conseguenza, prendendosi anche le proprie responsabilità. Certamente il comico deve avere l’abilità di saper cogliere i cambiamenti sociali che lo circondano; è anche vero che, in generale, ognuno di noi si prende troppo sul serio. Come in tutte le cose, ci vuole equilibrio».

Un’altra tua grande passione è la tua squadra del cuore, l’Atalanta. A Bergamo, come percepite il successo che sta avendo la squadra in Italia e in Europa?

«Siamo sempre stati una realtà molto piccola del calcio italiano. La cosa che, però, non ci è mai mancata è stata la passione e l’attaccamento verso questi colori. La vittoria dell’Europa League nel 2024 è stata la ciliegina sulla torta di un percorso condotto in maniera egregia da tutta la proprietà e la dirigenza. Speriamo di vivere questo sogno ancora per molto…».

Jesolo e le sue mille sfaccettature. Che rapporto hai con la città?

«Jesolo per me profuma di casa. Da adolescente passavo intere estati qua coi miei genitori e ora i miei due figli, quando possono, tornano a Jesolo molto volentieri».

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