REGALO IL MIO SOGNO
Daniele Scarpa ha vinto tutto in carriera, dai titoli italiani alle Olimpiadi. Da anni, affiancato da un’altra super medagliata come Sandra Truccolo, diventata sua moglie, segue i ragazzi e le Donne in rosa, per crescere e migliorare… pagaiando.
Daniele, partiamo dalla fine, dall’oro di Romano.
«Sono cinque anni che frequenta la nostra scuola di canoa ed è cresciuto tanto. Aveva dovuto saltare le nazionali per un piccolo problema fisico, ma poi è tornato alla grande. Ci siamo allenati molto al Porto Turistico di Jesolo, che ringraziamo per l’ospitalità. In un mese e mezzo ha dato tutto e sono arrivati i risultati: un oro nel K1 velocità Olimpica (che era anche la mia) e nel Sup, in gare che equivalgono al titolo italiano. Romano ricorda un po’ me…».
Quando hai iniziato a pagaiare?
«Avevo 12 anni, pressappoco l’età di Romano, da autodidatta. Ricordo, poi, che alcuni “reduci” delle Olimpiadi del 1952, tutti del litorale, vollero rifondare la società di canoa. Tra di loro, l’ultimo rimasto, Savino Cimarosto, iniziò a seguirmi. Ricordo che ero da solo ed andavo in giro per la laguna».

Ma è vera la leggenda che andavi anche a scuola in canoa?
«E non solo a scuola, anche a Venezia. Tutto vero, non è una leggenda. Io all’epoca facevo anche basket (ci ho lasciato il cuore a questo sport, alla squadra di Jesolo): quindi, se consideriamo tutti gli impegni, a cominciare da quello scolastico, non avevo tempo per allenarmi e così mi spostavo in canoa, per farlo».
Da ricordare che dovetti scegliere tra basket e canoa. Ma ritorniamo al tuo percorso: quando hai iniziato a gareggiare?
«Come ti dicevo, pagaiavo e mi allenavo da solo. Poi un giorno venni notato da una persona che mi disse: visto che sai andare in canoa, ti porto alle gare. E vincevo. Senza allenatore. La voce iniziò a girare nell’ambiente e Bruno Costantini, grande talent scout, venne a vedermi e alla fine disse: questo un giorno vincerà le Olimpiadi».
Direi che ci vide lungo… Da allora hai iniziato a vincere tutto e ovunque, entrando nelle Fiamme Oro, fino alla prima Olimpiade.
«Era il 1984, Olimpiadi di Losa Angeles, io ventenne. Che emozione! La maglia azzurra, rappresentare l’Italia, un contesto internazionale… In quella occasione due sesti posti ed un quarto (persi il bronzo per soli 8 centesimi, un battito di ciglio). Poi Seul e, quindi, Barcellona, dove arrivavo come favorito, ma in finale non andò bene. Ai giochi Olimpici di Atlanta 1996, in coppia con Antonio Rossi, l’oro nel K2 1000 m e con Beniamino Bonomi l’argento nel K2 500 m».
Quale la medaglia più importante?
«Ho vinto due titoli mondiali nel 1995, ma le Olimpiadi sono altra cosa. Quella ti segna per davvero».

Però ne hai avuta anche un’altra di soddisfazione…
«Sì, direi più che altro un piccolo riscatto: avere riconquistato l’azzurro a 44 anni, mettendo dietro quelli che potevano essere i miei figli».
Facciamo un salto temporale: nel 2001 fai vita all’Asd Canoa Republic.
«Sì, portando in Italia le canoe polinesiane, cosa che ora vengono utilizzate anche alle Paraolimpiadi. Un mezzo antico che permette di pagaiare anche alle persone con disabilità. Per quanto riguarda i corsi, seguo quelli estivi per i ragazzi fino ai 14 anni».

Così come hai fatto nascere Forza Rosa, per le donne che hanno avuto un intervento al seno.
«All’epoca c’erano solo due realtà in Italia, a Roma e Firenze, nessuna al Nord; noi siamo stati i primi. Era il 2009 e facemmo la Pirano-Venezia, l’antica rotta del sale. È una realtà che aiuta le donne a promuovere la prevenzione, ad affrontare queste tematiche, a fare una attività fisica e sportiva, oltre che di aggregazione, che aiuta molto. Tante le soddisfazioni in questi anni, fra queste l’incontro con il noto e compianto oncologo Umberto Veronesi, in occasione del Lungomare delle Stelle del 2010 a lui dedicato».
Daniele, sei sposato con un’altra grande atleta, Sandra Truccolo: lei come ti supporta?
«Sandra mi dà una mano con i corsi. Ricordo che, dopo l’arco, si è dedicata completamente alla canoa».
Quale il tuo prossimo sogno?
«Vedere in questo territorio una struttura che permetta di svolgere attività tutto l’anno. Quindi, personalmente, entrare nel consiglio della federazione, la Fick, presieduta da Antonio Rossi»









