Lo sport che insegna

Ho guardato e riguardato quell’intervista. Ho persino trascritto quelle parole. Forse molti di voi l’avranno fatto, cercando di non farsi condizionare dal tourbillon di polemiche che ne sono seguite. Lei è Benedetta Pilato, è una nuotatrice. Ha solo 19 anni, eppure è riuscita a dare un insegnamento a tutti come e più di un’atleta esperta, rendendo palpabile il motto di De Coubertin, la cui frase originale era: “L’importante nella vita non è solo vincere, ma aver dato il massimo”. Ecco, alle Olimpiadi, in finale, Benedetta è arrivata quarta, per un solo centesimo, in pratica per un’unghia più corta della sua avversaria. Ma ai microfoni nell’immediato post gara, piangeva.

Di gioia, di grande gioia. Perché lei era là. Ha combattuto, ha lottato, è arrivata ad un soffio dal podio. Ed era là. Perché si può gioire per un quarto posto, se questo è la tappa di un percorso fatto di sacrifici. Perché si può piangere di gioia per essere dove nessun’altra atleta, a parte le altre sette della finale, può dire di essere stata. Perché da una sconfitta si può imparare. In una società che spinge per i risultati a tutti i costi, per i successi facili, per i traguardi senza sacrifici, fa un po’ strano sentirselo dire, figuriamoci da una ragazzina di 19 anni.

“Io sono le mie cicatrici, le mie cadute, le mie sconfitte”, mi ha detto un giorno Federica Pellegrini, nella presentazione del suo libro autobiografico, “Oro”.  

Grattando via la crosta patinata dell’evento, ecco che ci può rimanere tra le mani l’essenza delle Olimpiadi e gli insegnamenti che lo sport ci può dare.

Nel 2013 un emozionato Roberto Baggio sale sul palco del Festival di Sanremo. Nessun palleggio, nessuna battuta particolare, nessuna esaltazione personale. Vuole solo leggere una lettera. La sua lettera personale rivolta ai giovani. Si sviluppa attorno ad alcune parole che lui considera importanti, come mattoni per costruire la casa della vita di ognuno. C’è la passione, la gioia, il coraggio, il successo. Io ho pensato di riportarvi l’ultima, quella che parla di sacrificio.

“Ho subito da giovane incidenti alle ginocchia, che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera.

Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori, grazie al sacrificio che, vi assicuro, non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza il tempo della costruzione. Per questo bisogna allenarvi bene adesso: da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo, gli anni che state vivendo sono così importanti. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio, non fidatevi è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni e la realtà”.

Grazie, Benedetta. Forse ora abbiamo imparato ad apprezzare un po’ di più quello che abbiamo.

Cosa centra con Jesolo e con il turismo? Centra con la vita. Ed il turismo è vita. Tanto basta.

Giornalista professionista, da anni è corrispondente per il NordEst di RTL 102.5 (operando nei settori informativi della cronaca nera, bianca e politica ed inviato per la redazione sportiva dallo stadio di Udine) e de Il Gazzettino. E’ stato autore e conduttore di programmi televisivi di emittenti regionali. Segue uffici stampa, soprattutto in ambito turistico. Moderatore di convegni. Presentatore di rassegne di incontri con gli autori di importanza nazionale e internazionale. Da tre anni è direttore responsabile della rivista ViviJesolo.

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