Alla scoperta di un nuovo relitto davanti alla Laguna del Mort
Soprintendenza e comune di Jesolo insieme per il patrimonio culturale subacqueo.
Sono stati oggi presentati i risultati preliminari di un’indagine archeologica subacquea condotta su un relitto giacente vicino alla costa del Mort e finanziata dal Comune di Jesolo. Gli archeologi e i tecnici subacquei, diretti dal dott. Alessandro Asta (Soprintendenza ABAP Venezia metropolitana), hanno ispezionato i resti del naufragio, appartenente verosimilmente ad una nave militare della seconda metà del XIX secolo.
Cosa è successo davanti alla costa jesolana un secolo e mezzo fa? Chi e perché ha fatto naufragio lungo le coste sabbiose del Mort? Queste sono solo alcune delle domande che la Soprintendenza ha cominciato a porsi quando, diversi anni fa, sono stati individuati i resti di alcuni relitti in legno in un ampio spazio di mare antistante la laguna del Mort.
Se la scoperta della cosiddetta “Cannoniera di Eraclea” e gli studi successivi non hanno del tutto fugato i dubbi su questo relitto militare scoperto a metà degli anni ’90 del secolo scorso, le segnalazioni di nuovi relitti pervenute alla Soprintendenza dal 2014 in poi stanno certamente modificando le impressioni e le aspettative, dal punto di vista storico.
Proprio a seguito della scoperta di un secondo relitto (oltre alla Cannoniera) giacente di fronte a Cortellazzo, grazie alla sensibilità dell’Amministrazione jesolana, la Soprintendenza ha proposto l’avvio di una collaborazione finalizzata non solo a comprendere meglio la natura del relitto ma anche a porre le basi per un progetto di archeologia costiera dedicato alla conoscenza, tutela e possibile valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo di questo tratto di Adriatico.
Il lavoro condotto sul relitto, completato all’inizio di quest’anno, ha previsto la realizzazione di un primo inquadramento topografico, pulizia, raccolta dei materiali sporadici e, soprattutto, l’esecuzione di un saggio di scavo archeologico in una porzione dello scafo, al fine di raccogliere ogni utile informazione sulle caratteristiche tecniche, sulle dimensioni effettive e sulla “potenza stratigrafica” residua.
L’efficacia delle nuove operazioni è stata resa possibile anche dalle informazioni preliminari già a disposizione, risalenti sia all’epoca della scoperta (2014) sia agli anni successivi. Infatti, la Soprintendenza, attraverso il Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea diretto dal dott. Asta, negli scorsi anni ha disposto l’esecuzione di sopralluoghi periodici sul relitto, soprattutto a fini di prima conoscenza e tutela, coordinandosi con il competente Ufficio Circondariale Marittimo di Jesolo per l’emissione di una specifica ordinanza.
Le attività svolte tra il 2014 e il 2021, con il supporto sia dell’Arma dei Carabinieri (Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia) sia del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (équipe del prof. Carlo Beltrame), avevano permesso di determinare che il relitto, lungo circa 40 m e largo 10m, è composto dai resti di uno scafo in legno rivestito di lamina in rame e che, verosimilmente, apparteneva ad una imbarcazione di tipo militare inquadrabile cronologicamente tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo. Dal relitto era già stata prelevata un’elsa di sciabola da abbordaggio, molto concrezionata.
Nel corso del progetto Underwater Muse, nel 2020, un team di Ca’ Foscari coordinato dal prof. Beltrame era tornato sul relitto verificandone lo stato di conservazione e procedendo ad un rilievo speditivo, durante il quale era emersa anche una porzione della pompa di sentina ed altre tubature in piombo, oltre ad abbondante chiodagione appartenente allo scafo.
Nel corso della campagna 2023, oltre a nuove attività di rilievo, si è proceduto ad identificare alcuni punti d’interesse del relitto, compatibilmente con le difficoltà derivanti dalla copertura sabbiosa, e a realizzare un saggio di scavo trasversale all’asse ideale della nave, che ha consentito di attribuire i resti visibili ad una delle due fiancate del vascello mentre non vi sarebbe traccia visibile della chiglia. Sono stati individuati numerosi reperti, sia all’interno che all’esterno del relitto, appartenenti alle dotazioni di bordo ma solo alcuni frammenti di porcellana inglese del XIX secolo sono stati recuperati. Il saggio di scavo è stato poi chiuso e protetto. La prospettiva di poter indagare i resti di un relitto apparentemente della stessa epoca della Cannoniera apre indubitabilmente scenari di estremo interesse non solo per la ricostruzione specifica dei fatti occorsi in Adriatico nella storia recente ma anche per una potenziale e rinnovata sensibilità pubblica nei confronti di un patrimonio culturale “doppiamente invisibile” quale è quello subacqueo.
La sinergia fra Enti locali, Ministero della Cultura e Università, nel rispetto reciproco dei ruoli e degli obiettivi, potrà certamente produrre risultati di estremo rilievo per il territorio, giovando all’offerta di ambito culturale disponibile sia per i residenti che per gli importanti flussi turistici annuali.
“Il lavoro svolto è stato tanto ed è bello vedere come abbia fatto emergere nuove domande e ipotesi per definire cosa sia successo al largo della costa del Mort – commenta il sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti -. Ci piacerebbe poter iniziare un racconto attraverso i primi reperti rinvenuti già a partire dal prossimo anno, trovando una sede in cui ospitarli, penso ad esempio all’ex Caserma di Cortellazzo”
“Per me, che sono nata e cresciuta a Cortellazzo, è stato molto emozionante seguire i lavori di indagine – aggiunge l’assessore alla cultura di Jesolo, Debora Gonella -. Pensavamo che la nostra storia fosse legata prevalentemente alla Grande Guerra, invece stiamo scoprendo che possiamo compiere dei passi ulteriori verso il passato. Il desiderio dell’amministrazione è proseguire questo percorso e arrivare a mettere a sistema il patrimonio della città per poi offrirlo anche ai tanti ospiti che, sempre di più, chiedono di conoscere la storia di Jesolo”
“L’iniziativa intrapresa quest’anno con il supporto del Comune – sottolinea il dott. Alessandro Asta, direttore dello scavo – è un primo passo per quello che ci auguriamo essere un lungo percorso condiviso dedicato al patrimonio culturale subacqueo della costa veneta. Non si tratta solo di rispondere a quesiti di ordine storico ma anche, in generale, di stimolare un rinnovato legame fra i moderni abitati costieri e lo spazio marino di fronte ad essi”.