La responsabilità non abita sempre altrove
Argomento non proprio ferragostano quello di questo Punto di vista. Tuttavia son certo che esso sia oggetto di discussione anche sotto l’ombrellone. Perciò, vincendo una certa ritrosia, lo riprendo. Mi riferisco alle notizie dei tanti incidenti che, purtroppo, accadono. Alcuni sono seri, altri drammatici fino a segnare il destino di una vita o, addirittura, a spegnerla.
E quanto più grave è l’accaduto, tanto più esso suscita reazioni. Si discute sulle cause, immediate o remote, se vi siano state responsabilità, disinteresse, inefficienze, incurie. Abbiamo tutte le ragioni del mondo di pretendere che coloro i quali, per ragioni istituzionali, sono preposti alla nostra sicurezza, facciano di tutto, e se serve anche di più, a tutela della nostra sicurezza e incolumità.
Ma accanto a questa legittima pretesa ciascuno di noi deve fare la propria parte esercitando il senso della responsabilità e della prudenza. Qualche esempio. Al mare non ci sia avventura a fare il bagno quando il mare è in burrasca, né ci si tuffa dai pontili. Sulle strade non si esperimenta l’ebbrezza della velocità, né ci si mette alla guida dopo avere bevuto un bicchiere di birra in più, né si tenta il sorpasso perché l’azzardo ci regala una scarica di adrenalina. Di fronte ad un evento fatale la ribellione è comprensibile e l’accertamento di responsabilità doveroso. Ma non faremo un servizio alla preziosità della vita se pensassimo che la responsabilità abiti sempre altrove e sia sempre a carico di altri. Riflettiamo se e in che misura c’è anche una responsabilità personale. Questo esercizio di verità lo dobbiamo anche a coloro che hanno pagato il prezzo più alto.