Mare d’inverno. Un fascino che rigenera.
Una trentina e più di minuti per vedere, naso all’insù, i fuochi di Ferragosto che si specchiano sulle acque del mare. Si calcola che a vederli, sulla battigia di Jesolo, ci siano 150, 200mila persone, bambini, adulti e anziani di ogni professione, sensibilità e grado sociale. Tutti partecipano al coro degli oh, oh, oh!. Si sa, i fuochi d’artificio son belli e meritano di essere visti. Ma, forse, a muovere tanta gente non ci sarà anche una gran voglia di sognare? Tranquilli: non mi spaccio per psicanalista, desidero solamente condividere alcuni semplici pensieri. Di fronte a tutto ciò che accade attorno a noi, abbiamo una gran voglia di ritornare alla semplicità dei bambini per sognare un mondo diverso, meno ostile, più accogliente. Colti talvolta da un grande smarrimento – e chi non lo è con i tempi che corrono? – abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di noi stessi per dare un senso ai nostri passi quotidiani. Ma bastano i fuochi di ferragosto? Credo proprio di no. Allora proviamo a sperimentare Jesolo d’inverno. In particolare il mare. Ha un fascino irresistibile. Proviamo ad assaporare la solitudine di fronte alla sua immensità e alla sua forza possente; a percepire e gustare il silenzio per ascoltare ciò che il mare sa dirci; a scrutare l’orizzonte per intravvedere sogni e speranza; a percepire che, in fondo, il mare non è che una infinità di piccolissime gocce che, stando insieme, generano forza e bellezza. Il desiderio di pacificazione e di armonia con noi stessi, con le persone che quotidianamente incontriamo e con la natura che ci circonda va ascoltato e attraversato. I fuochi restano belli e meritano di essere guardati. Ma, alla fine, sono luci che poi si spengono.