L’oleandro killer
È bello, è profumato, ma nasconde un piccolo segreto.
L’oleandro è una delle piante ornamentali più apprezzate e diffuse nel Mediterraneo. Cresce spontaneamente in prossimità dei corsi d’acqua ed è molto utilizzato per siepi e bordure. In Italia si trova un po’ ovunque, soprattutto nelle zone meridionali, in particolare nei parchi e lungo le strade.
Sempreverde, si presta ad essere coltivato facilmente sia in giardino che in vaso su balconi e terrazzi. A partire dalla primavera e fino ad autunno inoltrato, regala grappoli di fiori – semplici o doppi a seconda della varietà – profumati e coloratissimi, con corolle brillanti che vanno dai toni del bianco al rosa carico, rosso, giallo e albicocca.
La natura, però, ci insegna che la bellezza a volte nasconde dei pericoli. Infatti, l’oleandro, oltre ad essere una pianta molto bella, è anche pericolosa. La sua elevata tossicità è nota sin dall’antichità, in India era chiamato kajamaraka, “l’erba che fa morire il cavallo”. Tutta la pianta (che preferisce il clima temperato, ma si adatta anche al gelo) è tossica: rami, foglie e anche i fiori. In ogni sua parte, infatti, sono contenuti cardenolidi, cioè glicosidi cardioattivi in grado di agire sul ritmo cardiaco provocano aritmie di varia intensità e gravità. La leggenda narra che alcuni soldati napoleonici morirono per avere usato il legno di oleandro come spiedo per arrostire le carni. Ma, attenzione, la pianta non è aggressiva: possiamo camminare nei parchi e nei giardini con lo stesso entusiasmo di prima, possiamo restare estasiati dalla sua bellezza senza temerla, basta solo gestirla con le dovute attenzioni!
Ecco alcuni semplici consigli
Non bere, né utilizzare l’acqua dove sono stati messi i rami dei suoi fiori eventualmente raccolti.
Non ingerire foglie o fiori, neanche se cotti.
Non utilizzare il legno per scaldarsi o cucinare o come insegna la leggenda dei soldati di napoleone, neanche come spiedo.
Come si manifesta l’intossicazione da cardenolidi dell’oleandro
L’intossicazione inizialmente si manifesta con episodi di vomito, assolutamente da non cercare di fermare perché aiutano a ridurre l’assorbimento delle tossine. A distanza di tempo (anche ore), poi, si manifesta rallentamento del battito cardiaco e aritmie. I cardenolidi dell’oleandro sono particolarmente potenti e, quindi, agiscono anche a basse concentrazioni.
Cosa fare in caso di avvelenamento.
Recarsi in un centro di primo soccorso: il suo antidoto è disponibile nei Centri Antiveleni degli ospedali.