Mauro Corona: il nonno e la montagna

La piazza è piena, ancora una volta. Lui ci scherza, sostenendo essere (anche) merito della sua presenza da “Bianchina” (Bianca Berlinguer), nella trasmissione che conduceva su Rai Tre, “Cartabianca”. Ma la gente è lì per lui, per Mauro Corona. Per quello che ha da dire, per come lo dice. Questa volta nella veste di nonno, nel libro dove parla ai nipoti, prendendo la natura e la montagna come spunto per degli esempi.

Mauro, questo è un libro scritto per i bambini, ma in realtà strizza l’occhio agli adulti: è così?

«Le case editrici devono collocarti, ma la scrittura è qualcosa che qualcuno legge, piace o non piace, oppure è adatta al tuo modo di vivere. Questo libro è un percorso per capire che c’è un certo distacco dalla natura: siamo talmente impegnati che non ci rendiamo conto dei posti in cui viviamo. Il libro invita a delle riflessioni. Con la natura si portano degli esempi da applicare poi nella vita. Ed ogni stagione ha degli esempi da proporre”.

Ma Igor e Neve, i due nipoti del libro, esistono realmente?

«Sì, esistono, solo che nella realtà sono più piccoli ed avevo bisogno di una età più grande per potere realizzare queste storie».

In varie parti del libro parli dell’uguaglianza, del rispetto verso tutti…

«Ho toccato diversi temi, anche scottanti. Bisogna lasciare delle buone tracce sulla neve vergine dei bambini. Il razzismo? Il sangue è sempre rosso per tutti. Basta mettere in campo l’odio e la discriminazione».

Perché dici che non bisogna prendersi troppo sul serio?

«Bisogna avere un disincanto della vita, perché non si sa poi se ci saremo ancora. Impieghiamo bene il nostro tempo, perché di vita ce n’è una sola. La vita è come un romanzo, cari amici, però non c’è la casa editrice che fa la ristampa. Vedo gente che perde tempo, che si arrabatta con il lavoro: investite il tempo libero e per averlo bisogna scremarlo e non impiegarlo tutto per “fare skej”. Il mondo funzionerebbe meglio se iniziassimo a concederci tempo anche a noi. Conosco gente che dice “non ho tempo”, io rispondo: trovatelo! Fermati, riposati».

In una intervista ho letto che se non avessi avuto i nonni, saresti morto.

«Morto lo ero già dentro ed è quello che succede quando ti sottraggono l’infanzia. Chiedevamo una carezza e non avevamo neppure quella. Il fatto di avermi preso l’infanzia me la porterò nella tomba. Dovessi vincere premi importanti, persino il Nobel, non cambierebbe nulla della mia tristezza, della mia malinconia, delle mie notti senza sonno. Chiedevo di essere un bambino come gli altri. A tale proposito consiglio un libro: La ferita dei non amati».

La montagna cosa insegna?

«La montagna può insegnare la volontà di arrivare in cima. I veri eroi sono, ad esempio, gli impiegati che devono vivere con 800 euro al mese. Siamo noi che dobbiamo cogliere ogni esempio, ogni frangente, in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, che sia montagna, mare o campagna».

Giornalista professionista, da anni è corrispondente per il NordEst di RTL 102.5 (operando nei settori informativi della cronaca nera, bianca e politica ed inviato per la redazione sportiva dallo stadio di Udine) e de Il Gazzettino. E’ stato autore e conduttore di programmi televisivi di emittenti regionali. Segue uffici stampa, soprattutto in ambito turistico. Moderatore di convegni. Presentatore di rassegne di incontri con gli autori di importanza nazionale e internazionale. Da tre anni è direttore responsabile della rivista ViviJesolo.

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