Siamo tutti Nino
Antonio Albanese debutta con “La strada giovane”, il suo primo romanzo dedicato a tutti i giovani abbandonati, ed a volte morti, dopo l’armistizio del 1943.
Antonio, ad ogni presentazione (come quella alla libreria Moderna di San Donà) incontri tanto affetto: che differenza rispetto a quando sei sul palco di un teatro?
«Devo ammettere che è un po’ diverso. E mi fa molto piacere, perché questo è un romanzo che amo tantissimo».
Dove nasce l’idea?
«È un libro che parte da molto, molto lontano. Ero bimbo e trascorrevo le vacanze a Petralia Soprana (in Sicilia, ndr), borgo definito un giorno come il più bello d’Italia. Avevo uno zio che una volta, tra un discorso e l’altro, disse: sono scappato da un campo di prigionia, mangiando lumache (da qui la copertina) e bevendo in uno stagno e sono tornato a casa. Mi stupirono molto quelle uniche parole (lui non disse mai più altro sul fatto), che mi rimasero tatuate nell’animo.
Più avanti approfondii la cosa e scoprii che lui, come altri settecentomila giovani, dopo l’armistizio, rimasero abbandonati. E l’ho trovato incredibile e spaventoso. Volli, allora, rappresentare questi giovani che, come Nino, affrontarono una Italia devastata e dilaniata, per tornare a casa».

È vero che nasce come sceneggiatura per un film?
«Sì e lo diventerà un film: farò di tutto perché lo diventi».
Chi potrebbe interpretare Nino?
«Trovare l’attore giusto sarà la parte più difficile, perché non dovrà solo corrispondere alle caratteristiche di Nino (alto e biondo), non solo dovrà dimagrire molto, ma dovrà essere perfetto per interpretare alcune scene».
E Maria Assunta, che nel libro è la sua sposa che l’aspetta a casa?
«Per quel ruolo la scelta sarà più facile…».
Ma se Nino è tuo zio, Maria Assunta chi è nella realtà?
«È mia mamma. Ho voluto che fosse dedicato a lei, perché è mancata poco tempo fa».

Il libro ha “solo” 120 pagine, perché?
«È una scelta, un mio gusto personale, mi piace la sintesi, nelle varie forme d’arte. Ho asciugato, ho eliminato… perché volevo entrare con più energia, coinvolgere il lettore immediatamente, volevo trattenerlo con entusiasmo e abbracciarlo. Ci ho messo tanti anni a scriverlo e non volevo dare fastidio a nessuno».
C’è una dedica ai giovani…
«Sì, perché dobbiamo sostenere le nuove generazioni, che è quello che sto facendo da qualche anno a questa parte. C’è un potenziale straordinario in loro. È un libro che ho fatto anche per loro e vorrei che fosse fatto leggere».
Hai rotto il ghiaccio come scrittore di romanzi: ne farai altri?
«Mi piacerebbe scrivere un libro comico. Ho già qualcosa in mente…».