Piedi all’asciutto grazie all’idrovora

La bonifica delle terre è l’argomento attorno al quale si discute e si lavora anche nel XIX secolo. Fra il 1808 e il 1811 avviene un fatto nuovo: sono costituiti i primi Consorzi di scolo e difesa dei territori tra il Piave Nuovo e il Taglio del Re e fra quel canale e il Piave Vecchio (Consorzio di Passarella e Cavazuccherina). Fra il 1878 e l‘inizio del XX secolo cinque aziende agricole adottano in territorio jesolano impianti di prosciugamento meccanici a carbone e legna. Sono iniziative che aprono una nuova strada ma che, di per sé, risultano negative. Il 24 luglio 1883 la giunta comunale nomina un ingegnere perché vengano designati i terreni paludosi sui quali intervenire e si affida l’incarico all’ingegner Magello.

Solo la bonifica consorziale del XX secolo rimedia le imperfezioni delle iniziative private. Scrive il farmacista del paese nel 1898: “… il paese ripone ogni speranza sulle bonifiche di questo largo comprensorio di paludi e si confida nei buoni uffici presso il ministero dell’on. Deputato comm. Romanin Jacur, che constatò de visu, il bisogno assoluto di tali bonifiche. La popolazione spera di vedere che il progetto di bonifica, ordinato dal municipio all’ing. Magello e già da circa un anno presentato al ministero venga finalmente approvato…”.

(Fonte: “Una storia, tante storie” di Roberto Rugolotto, ed. CID – Venezia 1994)

Assessore poi vice sindaco per una decina d’anni, occupandosi di varie materie,tra cui cultura, turismo ed urbanistica. è stato fondatore e direttore de “La Voce di Jesolo”.

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