Quel giorno di dolore (e di gioia) che uno ha
Chi segue lo sport, chi lo ama profondamente, al di là del tifo, delle discipline, delle singole predisposizioni, non può rimanere indifferente di fronte ad alcuni episodi che, a volte, possono anche passare in secondo piano, rappresentare delle sfumature nel marasma di notizie. Episodi che si amplificano se collegati a quanto riescono ad incidere sulla vita sportiva di un atleta.
Per chi, come me, ha l’età per avere vissuto già molti eventi, non può non avere nella mente il grido di dolore di Deborah Compagnoni: la regina dello sci alpino, durante il gigante delle Olimpiadi di Albertville 1992, appena un giorno dopo l’oro, subì un gravissimo infortunio al ginocchio.
Oppure il pianto di Vanessa Ferrari, per la rottura del tendine d’Achille, nella finale del corpo libero a Montreal, nell’ottobre del 2017; qualcuno parlò addirittura di carriera finita.
E che dire dell’espressione di Gianmarco Tamberi che dovette saltare le Olimpiadi di Rio a causa della rottura sub-totale del legamento deltoideo del piede sinistro, durante il meeting internazionale del Principato di Monaco (era il 15 luglio del 2016).
E quanti di voi non si sono commossi dopo che Gianluca Vialli raccontò della sua lotta contro un brutto male?
Cos’hanno in comune tutti questi atleti?
La grande, straordinaria, pazzesca, forza di volontà, che li ha spinti a non mollare ed a rialzarsi. Certo, il talento aiuta. Ma provate ad immaginare lo sforzo immane che hanno dovuto compiere per riprendere il cammino.
E così Deborah è riuscita a vincere altre due Olimpiadi, oltre che svariate altre medaglie. Vanessa ha portato a casa uno straordinario argento a Tokyo, a 30 anni. Tamberi, beh, lo abbiamo visto tutti impazzire di gioia per l’oro, sempre alle Olimpiadi, nel salto in alto. E Gianluca ha pianto di gioia, abbracciato all’amico di sempre, Roberto Mancini, dopo avere trascinato la Nazionale alla conquista degli Europei.
La grande, straordinaria, pazzesca, forza di volontà, che li ha spinti a non mollare ed a rialzarsi. Certo, il talento aiuta. Ma provate ad immaginare lo sforzo immane che hanno dovuto compiere per riprendere il cammino.
E così Deborah è riuscita a vincere altre due Olimpiadi, oltre che svariate altre medaglie. Vanessa ha portato a casa uno straordinario argento a Tokyo, a 30 anni. Tamberi, beh, lo abbiamo visto tutti impazzire di gioia per l’oro, sempre alle Olimpiadi, nel salto in alto. E Gianluca ha pianto di gioia, abbracciato all’amico di sempre, Roberto Mancini, dopo avere trascinato la Nazionale alla conquista degli Europei.
E quando un atleta mette tutto sé stesso in campo e, terminata la carriera, continua a dare l’esempio, magari nel sociale, non può che meritare il Lungomare delle Stelle.
Benvenuta a Jesolo, Deborah.
Felici e orgogliosi di consegnare un tratto della nostra passeggiata alla regina dello sci invernale.