Cosa suona meglio?
Vinili, CD e oggi lo streaming: come è cambiata la musica, e il nostro modo di ascoltarla.
Un tempo andavi al negozio di dischi, ne sceglievi uno con cura, lo acquistavi e una volta aperto a casa, sentivi quell’inconfondibile fruscio della puntina sul vinile. Oggi, bastano pochi tocchi sullo schermo del nostro smartphone per avere accesso ad una quantità infinita di canzoni, spesso in modo gratuito. Questa “democratizzazione” della musica però, ha prodotto qualche vittima. A uscirne con le ossa rotte è la qualità del suono. Ma partiamo con ordine.
Il vecchio vinile, conserva le onde sonore così come sono state registrate, analogiche. Questo ha creato un suono “caldo”, profondo, imperfetto ma pieno di vita. Diciamo “naturale”. Proprio queste imperfezioni, come il fruscio, il leggero “respiro” dell’audio, sono diventate parte del fascino che oggi molti riscoprono.
Attenzione però, alla lunga, come altri supporti analogici, si usura con il tempo.
Negli anni ’80, l’arrivo del Compact Disc ha segnato una svolta. La musica diventava digitale, leggibile tramite laser, replicabile all’infinito e soprattutto immune a usura e deformazioni. Con una qualità sonora teoricamente superiore, i CD offrono una riproduzione pulita, fedele, praticamente perfetta. In termini tecnici, il CD può contenere una gamma dinamica più ampia e una risposta in frequenza più precisa. Ma a fronte di questa “perfezione”, molti ascoltatori hanno percepito un suono più freddo, meno coinvolgente.

Altra storia lo streaming, che si, ha reso le collezioni musicali virtualmente infinite e accessibili in ogni momento, ma a che prezzo? Molti servizi utilizzano formati compressi per facilitare la trasmissione, sacrificando parte delle informazioni sonore, facendo di fatto un passo indietro rispetto al CD.
Ma quindi… cosa suona meglio?
Siamo umani perciò la risposta dipende più dalle emozioni che dai numeri.
Dal punto di vista tecnico, il CD contiene molta più informazioni rispetto al vinile. Tuttavia, molti audiofili non scambierebbero mai i loro dischi imperfetti per nulla al mondo. Forse la vera differenza non sta solo nei numeri, ma nella relazione che abbiamo con la musica. Il vinile ci costringeva a fermarci, a scegliere, a vivere l’album come un’esperienza. Il CD ha portato la perfezione, ma anche una certa “distanza”. Lo streaming ha liberato la musica… ma l’ha decisamente impoverita.