Comunicare con i figli
Capita spesso di sentirci in difficoltà quando comunichiamo con i nostri figli.
Come instaurare un dialogo sereno e costruttivo? Lo abbiamo chiesto a Lorenza Furlan, psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta.
Quanto conta una buona comunicazione con i figli per educarli al meglio?
Educare i nostri bambini e ragazzi è il risultato di un costante work-in-progress influenzato dallo stile genitoriale che adottiamo. Lo stile più efficace è senza dubbio quello autorevole: stabilire poche regole di comportamento, chiare e adatte all’età, imparando a riconoscere quando occorre dire “no” e quando, invece, negoziare una regola, privilegiando un rapporto aperto, nel quale genitori e figli confrontano le loro idee, pur rispettando le differenze generazionali.
Rispettiamo i desideri del bambino, le opinioni ed i sentimenti, ma non sempre dobbiamo approvare i comportamenti. E impariamo a porre dei limiti, motivandoli. Bambini e ragazzi cresceranno, allora, maturi e responsabili, autonomi ma rispettosi delle regole, assumendosi le loro responsabilità. Il rapporto genitore-figlio è equilibrato quando è asimmetrico: l’adulto fa l’adulto, il figlio fa il figlio. Tutto questo si basa ovviamente sulla capacità di instaurare un buon dialogo.
Quali accorgimenti ci può suggerire per comunicare al meglio con loro?
Per prima cosa è importante imparare ad ascoltare, l’ascolto è uno strumento molto valido per dare a bambini e ragazzi il nostro supporto e far sentire che siamo loro vicini. Non necessitano tanto di risposte, quanto di qualcuno che trasmetta loro la sensazione di essere riconosciuti nei loro bisogni e non giudicati. Le parole che utilizziamo vanno calibrate a seconda delle età, così come la profondità delle tematiche, per non destare in loro ansie e preoccupazioni. Agli adolescenti dobbiamo riconoscere il diritto di poter dire la loro, concedere che abbiano opinioni differenti dalle nostre e stimolare in loro la riflessione, cercando di mettersi nei loro panni ma conservando la giusta distanza. I momenti di silenzio hanno altrettanto valore e vanno rispettati: possono volerci dire che hanno bisogno dei loro spazi e di distanza (spesso gli adolescenti) oppure che in questo spazio di sentono accolti e le parole non servono (di frequente i bambini).