L’importanza della noia
Prima o poi alle orecchie di un genitore giunge la fatidica domanda: “E adesso cosa faccio? Mi annoio!”. Questo sentimento, che fa spesso paura a grandi e piccini, cerchiamo di contrastarlo riempiendo le loro giornate di mille impegni e cose da fare oppure ricorriamo ai dispositivi. Ma la noia fa davvero così male? Ne abbiamo discusso con la dottoressa Lorenza Furlan, psicologo dell’età evolutiva e psicoterapeuta.
1 La noia è un’occasione di crescita incredibile per i nostri figli.
Quando mi annoio posso avere del tempo per capire meglio chi sono, cosa mi piace davvero, cosa mi passa per la testa; posso sfruttare la mia fantasia e creatività alla ricerca di cosa posso fare in questo tempo “morto” e trovare delle soluzioni, imparando a risolvere i piccoli/grandi problemi.
2 Insegniamo loro che i momenti di noia sono delle “occasioni”.
Comunichiamo loro che questo è “tempo libero”, uno spazio in cui possono esprimersi e dedicarsi alle attività che più amano, senza che nessuno imponga orari, limiti e troppe regole.
3 Magari serve uno spunto iniziale.
Senza dare istruzioni troppo precise, proviamo a dargli del materiale con cui lavorare, creare, sperimentare: cartone, forbici, colla, colori, schede stampate, libri etc. I bambini alleneranno, così, la loro capacità di concentrazione, l’inventiva, la manualità e la capacità di progettare.
4 Un po’ di incoraggiamento.
Non dimentichiamoci che l’affetto conta spesso più di mille parole. Se ne abbiamo il tempo, iniziamo un gioco o una costruzione con loro, facendo sentire che siamo al loro fianco finché non prendono il via. Gradualmente questo tempo diminuirà fino a poter loro concedere piena autonomia.
5 Incoraggiamoli a finire ciò che hanno iniziato.
Insegniamo loro ad essere costanti e a portare a termine le cose (un puzzle, una costruzione, un disegno etc.) anche quando l’entusiasmo iniziale è sceso. Un po’ di frustrazione è quello che serve per imparare a tollerare in futuro i tanti momenti di noia della vita adulta.
6 Non cadiamo in tentazione
A volte cediamo alla tentazione di prendere la strada più semplice: “ti do il dispositivo così stai buono”. Proviamo a chiederci chi si sta davvero annoiando in quel momento e se possiamo, invece, attivarci e fare un po’ di fatica per trovare con loro delle soluzioni che li renderanno più consapevoli e sereni in futuro.