Il viaggio della memoria
Facciamo tappa a Longarone, in provincia di Belluno, per un viaggio della memoria, a 60 anni dalla tragedia del Vajont. Allora l’intero paese fu spazzato via, in una notte, da un’ondata di fango, terra e acqua, causata da una frana staccatasi dal versante settentrionale del monte Toc e precipitata nel bacino artificiale sottostante. Partiamo da piazza Umberto I, dove l’onda si arrestò nel suo percorso di morte, preservando l’attuale palazzo municipale. Da qui raggiungiamo la chiesa di Santa Maria Immacolata, un’opera di valore architettonico di risonanza mondiale, costruita dopo la tragedia sui resti di quella precedente, nella seconda metà degli anni ’70, su progetto dell’architetto Giovanni Michelucci, e diventata simbolo della nuova Longarone. Gli spazi, le forme, i materiali, richiamano forte il significato della risurrezione. La visita alla chiesa si snoda in un percorso fisico e spirituale che accompagna il visitatore attraverso la storia e i sacramenti.
Spostandoci di circa un chilometro dal centro troviamo un altro simbolo della tragedia, il campanile della chiesa di Pirago, rimasto miracolosamente intatto dopo il passaggio dell’onda che ha distrutto parte della chiesa adiacente. Merita, poi, una visita il cimitero di Muda, un’opera di eccezionale valore architettonico, scavata nel ventre della montagna, un’antica necropoli ritrovata, simbolo di memoria e di rinascita.
Ci spostiamo, infine, fuori città, per esplorare i dintorni, lontani dalle normali rotte turistiche e di una bellezza sublime; in particolare, andiamo alla ricerca della Regina del Cajada, l’albero che domina l’omonima foresta che ricopre una valle incantata e poco accessibile. In seguito, percorriamo il celebre ponte di Igne, testimonianza del lavoro dei coraggiosi teleferisti, ovvero i costruttori di teleferiche, che, dal bellunese, hanno girato il mondo per costruire i loro manufatti nei luoghi più impervi e apparentemente inaccessibili.
