Il saggio della porta accanto
Spesso cerchiamo forme di sapienza che ci ispirino. Le cerchiamo sui social, ai convegni di motivatori famosi, alle conferenze di esperti, su Youtube. Poi, invece, certe perle di saggezza ci arrivano da persone inaspettate. Com’è successo a me incontrando Angelo. Quarant’anni, con una forma di autismo selettivo, seguito dal centro La Cometa di Jesolo, come hobby: “Saggio della porta accanto”.
Angelo, vuoi parlaci di te?
«Mi chiamo Angelo Dal Pizzol, lavoro in un biscottificio, pratico il karate da 26 anni, ho la passione per l’high tech e l’elettronica ma, soprattutto, per la musica. Credo di essere una delle poche persone che, quando acquista un album, non guarda il prezzo ma esclusivamente l’anno di incisione. Più è recente, più è alta la possibilità che non suoni bene».
Com’è nata la tua passione per la musica?
«Da bambino. Ho visto il programma “Bandiera Gialla”. C’era un tipo con occhiali scuri che raccontava la musica e presentava personaggi emergenti della scena musicale. Tempo dopo scoprii che si trattava di Red Ronnie. Riuscii a conoscerlo e mi invitò a Bologna per parlare di musica. Anche per lui, come per me, la musica non è solo intrattenimento, ma cultura. Qualsiasi musica, dalla classica all’hard rock. Per comporre sono necessarie conoscenze specifiche, non improvvisate, e una sensibilità speciale che si traduce nel pentagramma. Certo, c’è anche la musica di facile ascolto, con poco carattere. Ma quella si esaurisce in fretta».
Angelo, tu componi?
«Sì. Poi il Maestro (Lucio Paggiaro, ndr) riarrangia le parole o perfeziona qualche accordo o qualche scala».
Cosa significa per te la musica?
«È una forma di liberazione e un viaggio nel tempo. Quando vedi una bella partita, sei coinvolto. Ma se la rivedi, il coinvolgimento diminuisce. Le sensazioni che hai provato la prima volta si stemperano. Invece la musica ti fa rivivere emozioni, ricordi, sentimenti provati in passato, con la stessa intensità. La musica agisce sulla corteccia cerebrale, quella dedicata alla memoria ancestrale».
Vedo che hai approfondito molto questo argomento…
«Certo! Quando qualcuno mi dice che devo accettare i miei limiti, penso che devo riconoscerli, ma non farmi limitare da questi. Se decido di capire e conoscere, arriverò a capire e a conoscere. Puoi starne certa. Chi parla di limiti è perché ha smesso di sognare».
E tu hai qualche sogno per il tuo futuro musicale?
«Sì, ho dei brani in cantiere e mi piacerebbe scrivere un album che parli del viaggio nelle emozioni. Una specie di colonna sonora che accompagni pensieri e sogni. Non sempre è possibile viaggiare materialmente. Allora qualche volta si può viaggiare con la mente, seguendo fantasie e desideri. I viaggi fatti con la mente non sono poi così diversi da quelli fatti nella realtà. Poiché viaggiare significa conoscere e scoprire; tanto del mondo esterno quanto del nostro mondo interiore».
Sicuro che non ci sia dell’altro?
«Poi vorrei aprire un canale di “Music Story”. Sono sei anni che lo sto programmando. L’unico canale che parlerà esclusivamente delle opere dell’artista e non dell’artista. Il personaggio lo conoscono tutti, ma la storia delle sue canzoni, gli aneddoti, le peculiarità della sua musica, le ragioni che hanno portato a quelle specifiche composizioni, sono spesso sconosciuti, ma fondamentali . C’è un mondo interessantissimo dietro alla creazione musicale».
Cosa nutre tutta questa tua passione?
«Una frase che mi ripeto sempre: “Ricordati che un sogno è una promessa che hai fatto a te stesso e devi onorarla sempre perché è l’unica cosa che ti porta nel futuro”».