I rischi dello shopping
Il cambio repentino delle temperature mi obbliga ad una revisione urgente dell’armadio. Vedo un negozio nuovo che promette di fare al caso mio. Parcheggio e lo raggiungo. Ma, ahimè, per arrivare alla vetrina devo scavalcare 15 centimetri di plateatico. Nessuna rampa, nessuno sconto di pena. Mi ingegno e, aggrappandomi al pino, tento una manovra temeraria. Parecchi tentativi dopo riesco a salire e ad avvicinarmi alla porta. Qui un altro gradino, stavolta ancora più alto. Quasi, quasi rinuncio e me ne torno a casa, quando una signora tedesca , forzuta e di buon cuore, si offre di aiutarmi. Con agilità e slancio atletico, mi prende per le maniglie e mi issa.
Finalmente sono dentro il negozio.
Dietro il banco, quello che mi pare il proprietario, a testa bassa, finge di non vedermi. Saluto e prendo una camicia dall’espositore. Chiedo se posso provarla. Mi indica il camerino ma è troppo stretto per entrarci con la carrozzina. Guardo sconsolata la camicia che, simpaticamente, mi sorride. Il tipo viene verso di me e mi decanta il prodotto. Non è che non mi piaccia, è che non capisco come possa starmi. “Va bene, dai, le faccio il 10% di sconto!“. “No, guardi, non è per il prez…” , “Ok, il 50% e non se ne parli più!“. Il tipo sembra disperato. La signora tedesca, alla quale non era sfuggita la contrattazione, mi strizza l’occhio e mi dà di gomito.
Penso: non è che il tipo abbia un rigurgito di coscienza per non aver fatto neanche una rampa nonostante i due scalini? In pieno centro? Nel 2024? In una pubblica attività commerciale? In una zona turistica? E con un camerino che ci entra solo la Barbie?
Vabbè, dai, la compro ‘sta camicia, se non altro per tutta la fatica che ho fatto per entrare e per non spezzare il cuore di quel pover’uomo.
Anche la signora tedesca sembra soddisfatta. Riagguanta le manopole della carrozzina e, con teutonica autorità, mi riporta sul marciapiede dove, dandomi un’ultima manata di approvazione, ribadisce: “Pelissima Kamicia!”.