Valentina Bertani: la timidezza delle chiome

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso anno, “La Timidezza delle Chiome” è un piccolo gioiello, non a caso pluripremiato. E’ una presa in diretta nella vita di due gemelli omozigoti di 19 anni, Joshua e Benjamin, con una disabilità intellettiva ma un carisma unico. Grazie a questo film abbiamo avuto la possibilità di seguire le loro confessioni, i dubbi e la loro voglia di vivere. Abbiamo visto il film e ce ne siamo innamorati, così abbiamo chiesto alla regista, Valentina Bertani, di raccontarci qualcosa di più.

Com’è nata l’idea di un documentario su due ragazzi con disabilità intellettiva?

«Per caso. Nel 2017 ho incrociato Bejamin e Joshua  lungo i Navigli. Sembravano usciti da un film indipendente americano o dai fumetti di Andrea Pazienza. Ho provato a fermarli ma loro hanno continuato a camminare. Ho capito che avevano una disabilità intellettiva. Mi sono resa conto del potenziale narrativo insito in una storia in cui due gemelli bellissimi, omozigoti con una disabilità intellettiva interagiscono con il mondo e la realtà. Ho deciso di cercarli. Sono riuscita a contattare Monica, la madre, e ci siamo accordate per un incontro tutti insieme».

E com’è stata la loro reazione?

«Benjamin e Joshua erano molto diffidenti inizialmente. Ad un certo punto, però, durante la giornata c’è stata una svolta: hanno chiesto a me e al mio team di guardali giocare a calcio. La loro partita è stata affascinante e surreale: le porte del campo erano immaginarie e, ovviamente, le regole del gioco erano totalmente stravolte. In quel momento ho capito che anche la visione del mondo per Benji e Josh è filtrata dalle loro personalissime regole e ho pensato che sarebbe stato interessante mettere in scena la loro visione della realtà».

Com’è stato vivere cinque anni a contatto con le problematiche dei fratelli Israel?

«L’unico modo possibile per entrare in contatto in modo profondo con le persone è frequentandole e imparando a volergli bene. Per chi guarda il film appare chiaro che le problematiche dei gemelli Israel sono le stesse dei loro coetanei: il rapporto con le donne, gli ormoni in subbuglio, i conflitti con i genitori. Il focus de “La timidezza delle chiome” non è la disabilità intellettiva dei gemelli Israel ma il racconto per immagini del coming of age di Benjamin e Joshua».

Con loro avete condiviso ogni situazione…

«Ogni uscita per noi rappresentava una nuova occasione per comprendere il loro modo di pensare e confrontarsi con la realtà. In questo modo siamo diventati una sorta di famiglia allargata. Poi il viaggio in Israele e la prima del film al Festival del cinema di Venezia hanno reso il nostro legame indissolubile».

Perché questo titolo?

«La timidezza delle chiome fa riferimento ad un  fenomeno naturale scoperto negli anni ’50 che indica la forma che assumono le chiome degli alberi per evitare di toccarsi tra loro: una sorta di mosaico attraverso cui filtra la luce del sole. Ho letto di questo fenomeno e ho pensato che fosse allo stesso tempo poetico e coerente con la storia di due gemelli omozigoti che crescono insieme ma che a un certo punto della loro vita devono separarsi per emanciparsi l’uno dall’altro e trovare la propria identità».

è una donna disabile, orgogliosamente disabile viene da dire conoscendola, perché lei con molta sincerità dice: «La mia vita sulle ruote non è troppo male, anzi». Se c’è qualche cosa che non le piace è la mancanza di conoscenza da parte delle persone, che finisce per causare grandi difficoltà. Ironica, intelligente e molto sensibile, Emanuela racconterà a Vivijesolo com’è la sua vita da disabile, tra episodi divertenti e altri scomodi: perché tutto potrebbe diventare un po’ più facile se solo ci fosse un minimo di accortezza da parte di tutti. Per scrivere a Emanuela Bressan: soloabili@yahoo.it

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