Ma che senso ha?

Quante volte abbiamo sentito parlare di temperature reali e temperature percepite? Il corpo umano avverte delle sensazioni di freddo o di caldo ma non la temperatura reale.

I telegiornali spesso enfatizzano questa situazione annunciando temperature oltre i 40 gradi, anche se spesso si tratta di quella percepita. Numerosi studi di bioclimatologia, in base alle relazioni fra temperatura ed umidità, hanno individuato il limite critico oltre il quale l’organismo non si trova più in una situazione di benessere o comfort al di là del quale inizia a sentire la sensazione dell’afa. Per indicare il caldo umido si usa la parola “afa” oppure l’espressione di caldo afoso. Questo fenomeno viene avvertito molto di più quando a temperature alte si abbina un’umidità atmosferica generalmente superiore al 60%; da qui vengono stilate delle apposite tabelle che indicano anche il grado di pericolosità per la salute con i cosiddetti colpi di calore.

È bene ricordare, altresì, che il vento tende ad agire verso una riduzione del disagio, sempre che la temperatura non superi la soglia dei 38 gradi. A differenza dell’afa, il caldo torrido si ha quando le temperature superano i 30 gradi, ma la soglia dell’umidità rimane contenuta sotto il 30%. È bene, quindi, fare una bella distinzione tra questi due parametri meteorologici perché molto spesso si tende a fare confusione.

Per quale motivo il caldo africano, pur arrivando da regioni molto secche, genera una sensazione di afa? Perché quest’aria, una volta transitata sul mediterraneo e sul mar tirreno, tende ad umidificarsi, quindi a diventare afosa.  

Sostanzialmente, dunque, il caldo afoso ed il caldo torrido sono diversi, proprio in virtù del tasso di umidità: ecco perché si sente molto spesso la nostalgia dell’anticiclone delle Azzorre, quando i valori di temperatura risultano più moderati grazie al contatto dell’aria con le acque tiepide dell’oceano  Atlantico, dove quasi mai si superano i 25 gradi e da qui una  limitata evaporazione che rende l’aria trasportata poco umida.

Il nostro territorio Veneto negli ultimi 40 anni ha visto, purtroppo, sempre meno questa configurazione azzorriana.

Al contrario, invece, ci si trova in compagnia dell’alta pressione africana la quale, oltre a rendere il caldo meno sopportabile, diventa facile innesco per  eventi estremi come trombe d’aria, nubifragi lampo e persino violente ed insolite grandinate.

L’estate 2024 al momento ci sta offrendo una ricca carrellata di situazioni altalenanti: dopo un giugno piovoso e fresco, un luglio più caldo e afoso. Cosa ci aspettiamo per agosto? Difficile a dirsi. Non ci resta che fare il tifo per il tanto amato anticiclone delle Azzorre.

Mi chiamo Vincenzo Clarizia, da poco passata la soglia dei 50 anni ma solo all’anagrafe!! Si perché lo spirito giovanile me lo porto dentro da sempre, così come la passione per la meteorologia. Sin da bambino, racconta la mia mamma, preferivo prendere in mano una bacchetta di legno davanti ad una cartina geografica dell’Italia e imitare il grande Generale Bernacca come descriveva le previsioni del tempo alla TV.

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