Moreno Argentin, il nostro campione

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Per chi ama il ciclismo, è l’emblema della favola del bambino partito da un paesino di campagna e che è riuscito a toccare il cielo vincendo in tutte le classiche. Moreno Argentin, originario di Passarella di San Donà di Piave, a due passi da Jesolo, è stato professionista dal 1980 al 1994. Si è laureato Campione del Mondo nel 1986 a Colorado Springs (negli States); ha vinto ben quattro volte la Liegi-Bastogne-Liegi; nel suo palmares un Giro di Lombardia, un Giro delle Fiandre, tre Freccia Vallone, due tappe al Tour de France e ben tredici tappe al Giro d’Italia.

«Ho iniziato a correre in bici grazie a di mio papà Pietro, appassionato di Coppi. Il ciclismo era una tradizione di famiglia: prima di me ha corso mia sorella Tosca, che è stata una pioniera nel femminile, partecipando anche a due mondiali, in Olanda e Venezuela. Io ho iniziato a 6 anni, con l’Uc Basso Piave».

Quando hai capito che poteva diventare una cosa “seria”?

«All’inizio non pensavo potesse essere qualcosa di più di un semplice sport come gli altri che praticavo, dal calcio alla pallavolo. Poi, piano piano, mio papà mi ha fatto capire che non potevo dedicarmi a tutto, che dovevo scegliere di impegnarmi su una cosa e così ho fatto con la bici. Papà che è stato anche il mio primo allenatore, la prima persona che mi ha educato, che mi ha insegnato la disciplina».

I risultati sono arrivati subito?

«Sono arrivati a 15 anni, prima no, anche per la mia struttura fisica, essendo mingherlino. Da Juniores vinsi 14 gare. Andai anche a Washington per il mondiale; pensate che non avevo neanche il passaporto. Comunque poi feci il “salto” tra i dilettanti per un anno e mezzo e, quindi, tra i professionisti».

Ti ricordi la tua prima vittoria da professionista?

«E’ stata una tappa del Giro d’Italia in Calabria, il primo anno da professionista; quell’anno ne vinsi due, la seconda a Livorno. Avevo 21 anni. Il Giro ha un sapore particolare; per noi italiani è la cosa più importante. Dal punto di vista professionale, quelle prime vittorie mi permisero di lanciarmi in questo sport».

La vittoria più importante?

«Direi le mie classiche. Vedi, io non sono uno che ha vinto tantissimo, ma sono state vittorie di “peso”. Vedi la quattro volte della Liegi-Bastogne-Liegi».

Ora il Giro d’Italia torna nel nostro territorio…

«E’ una bella promozione: per un territorio come il nostro che vive molto di turismo, è sicuramente importante. Ma non fermiamoci a questo: il turismo slow sta sempre più prendendo piede, quindi andiamo in quella direzione».

Un messaggio per i giovani?

«Lo sport è una palestra di vita. Lo consiglio a tutti».

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