Marco Valmarana e quel turismo che passa dai social
Marco è veneziano di nascita ed ha 32 anni. Dal padre ha ereditato la passione per l’acqua, la laguna e le tradizioni venete. Dalla madre, invece, ex pr di Città del Messico, ha assorbito un grande interesse per la comunicazione, in seguito da lui declinata nel mondo dei social media. Appassionato di fotografia e viaggi, sin dall’adolescenza inizia a muovere i primi passi come fotografo raccontando la sua città nel suo profilo Instagram. In poco tempo Marco è riuscito a trasformare il suo hobby in un lavoro vero e proprio. Oggi è un content creator affermato e cura i contenuti di vari brand in diversi campi, dall’Hotellerie al Food & Beverage, fino al mondo dell’arte e dell’automotive.
In che modo l’impatto digitale e i social network hanno trasformato la tua professionalità?
«Grazie ai social media ho potuto amplificare la visibilità del mio lavoro, soprattutto quello fotografico. Su Instagram ho cercato di mantenere un diario fotografico personale composto da progetti, viaggi ed esperienze personali che potesse fungere anche come portfolio per possibili futuri clienti».
Qual è l’aspetto più difficile da valorizzare del tuo lavoro?
«Dietro ad ogni scatto, story, post e copy c’è moltissimo lavoro e, spesso, questo non passa al pubblico. Non è sempre facile mantenere alta la qualità dei contenuti che propongo o cercare di capire cosa funziona meglio e cosa no online e offline».
Anche il tuo lavoro è diventato sempre più “online”, ma immagino sia fondamentale la relazione umana e “offline” con i tuoi colleghi e clienti. Quando è importante questo aspetto per te?
«Per me è stato importantissimo negli anni curare il rapporto con colleghi, collaboratori e clienti in prima persona per poi creare un forte networking online, una community genuinamente interessata al mio lavoro, al mio mondo e alla mia visione. Penso che la cura del networking sia una parte importantissima del mio lavoro. Nel mondo dei social spesso i numeri hanno contato tanto, io ho sempre preferito puntare alla qualità del mio seguito piuttosto che alla quantità».
Cosa consigli a un giovane appassionato che desidera intraprendere il tuo medesimo percorso?
«Consiglierei di aprire gli occhi alla bellezza che abbiamo intorno, capire a cosa si è appassionati e cercare di raccontare la propria visione del mondo in modo genuino. Cercare di essere una spugna e di imparare qualcosa da ogni persona che incrociamo nel nostro percorso e da ogni esperienza lavorativa e non».