Le rughe nasolabiali
Cosa sono e perché, a volte, è bene lasciarle dove stanno
Spesso, quando in ambulatorio mi viene chiesto di trattare specificatamente il distretto delle nasolabiali (la ruga o la piega, per semplicità userò questi due termini in modo intercambiabile, che va dalla narice del naso all’angolo della bocca, detta anche nasogeniena o “parentesi”), inizio sempre un lungo discorso che parte un po’ da lontano, ma spesso funziona: a voce è più semplice, ma cerco di riportarvelo per iscritto con lo stesso tono.
L’invecchiamento è un fenomeno che interessa tutti gli esseri viventi e noi, nella ricerca estetica, tentiamo di armonizzare i segni del tempo con il nostro viso. È ormai molto chiaro che alcune aree del nostro scheletro facciale vadano incontro a un maggiore riassorbimento osseo durante l’invecchiamento. Le zone centrali del volto come la mascella, la regione piriforme del naso, alcune parti della cavità orbitaria, la zona del “prejowl” (l’odioso “bargiglio”) della mandibola invecchiano più velocemente.
La piega nasogeniena può formarsi principalmente per: iperattività muscolare dei muscoli elevatori del labbro (provate a fare un sorriso per verificare); cedimento cutaneo causato da fattori esogeni ed endogeni (per enfatizzarlo davanti allo specchio, spingete la guancia in avanti e verso il basso con la mano).
Se sulla prima causa non possiamo farci nulla (voi continuate a sorridere, mi raccomando!) possiamo, invece, agire sui fattori esterni, come il fumo, l’esposizione solare, uno stile di vita corretto; mentre è pensabile solo rallentare quelli endogeni, come il riassorbimento del tessuto osseo e adiposo e l’atrofia di quello muscolare.
In fin dei conti, avrete visto persone di vent’anni con queste pieghe e altre molto più mature con pieghe del tutto simili. C’è , però, una differenza nelle cause.
E, quindi, cosa possiamo fare?
È importante, prima di tutto, determinare la causa predominante ma, soprattutto, osservare il volto del paziente e chiedere “avete mai notato che anche una top model ha queste pieghe?”. La grande differenza sta nell’armonia dei volumi del volto e nella qualità della pelle.
Ecco, sarà proprio il caso di partire da questi punti allora, senza il “condizionamento” di dover assolutamente rimuovere quella piega. E questo è anche il miglior modo per evitare quei visi gonfi, pieni, tondi, che poco, davvero poco, azzeccano con la normale e naturale anatomia umana.
Armonia dei volumi, cosa significa?
L’armonia dei volumi è lo “sguardo d’insieme”: lo zigomo alto, ben delineato, l’area della guancia ben rappresentata e non troppo scavata, la proiezione laterale e tutte quelle caratteristiche che in un viso più femminile daranno una certa triangolarità, mentre in quello più maschile un senso più squadrato (badate bene, non parlo di donna e uomo).
E, quindi, quando si approccia la ruga nasogeniena, sarà bene guardare il paziente con uno specchio in mano per evidenziare quali punti, in realtà, gli fanno la guancia più pesante, il viso emaciato, l’aspetto triste.
Stili di vita e qualità della pelle
Gli stili di vita possono influire ulteriormente sull’invecchiamento della pelle. In particolare, il fumo promuove la formazione dei radicali liberi, che sono tra i principali responsabili dell’invecchiamento cellulare, e influisce negativamente sull’idratazione e sull’elasticità della pelle. L’alimentazione può, invece, aiutare a mantenere la pelle idratata e compatta. Il consumo di acqua, frutta e verdura è particolarmente importante per mantenere la pelle idratata, mentre vitamine come la C, la A e la E hanno effetti benefici sulla salute della pelle, tra cui la stimolazione della produzione di collagene e l’effetto antiossidante. E, così, la qualità della pelle farà un po’ da cornice al nostro quadro, il viso nel suo complesso, garantendo che questo risalti adeguatamente.