Vita selvatica in città

Con lo spopolamento della campagna, avvenuto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso e con la razionalizzazione degli spazi agrari, che ha comportato la rimozione di alberature, siepi e fossi, molte specie faunistiche sono migrate verso l’habitat urbano. Quest’ultimo, con parchi, giardini, prati, tetti e stagni ornamentali, offre infatti opportunità riproduttive e alimentari importanti ad uno stuolo di anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi.

La componente degli uccelli è la più vistosa e in città nidificano diffusamente specie come il merlo (Turdus merula), il Colombaccio (Columba palumbus), il Rondone (Apus apus), la Rondine (Hirundo rustica) e la Civetta (Athene noctua). Non mancano i piccoli mammiferi, come il Riccio (Erinaceus europaeus) e lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), quest’ultimo insediatosi soltanto da circa due decenni. Per quanto riguarda gli anfibi e i rettili, il grazioso Rospo smeraldino (Bufotes viridis) rappresenta la specie più urbana, insieme con l’immancabile Lucertola dei muri (Podarcis muralis).

La Tortora dal collare orientale

Una costante faunistica degli ambienti urbani della Pianura Veneta Orientale e di Jesolo, è rappresentata dalla Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto). Partita dalla Turchia nei primissimi anni del Novecento, questa specie ha affrontato un lungo percorso migratorio attraverso i Balcani, per approdare in Italia verso la metà del secolo scorso. L’ambiente urbano, spesso alberato e privo di predatori, ne ha favorito l’insediamento stabile; al punto che il tubare delle tortore ha ormai sostituito il cinguettio del passeri come musica naturale dominante dello stesso habitat urbano. Accade persino che questa specie nidifichi anche d’inverno, per la temperatura più mite della città e per la costante disponibilità di cibo.

Naturalista-divulgatore, per circa cinquant’anni ha scritto saggi, guide, opuscoli, articoli, ha tenuto lezioni, conferenze, corsi di formazione e quant’altro ritenesse utile al conseguimento della sua aspirazione suprema: la “conversione del mondo” alla cultura naturalistica, ma anche alla difesa della biodiversità e della Bellezza che il sistema naturale, la sola vera divinità di questo pianeta, esprime.

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